Cronaca

Il caso in Tribunale

La migrazione come “attenuante”: sconto di pena al rapinatore straniero

I periti del Gip di Milano riconoscono una parziale “incapacità di intendere e volere” a causa dei traumi subiti durante il viaggio verso Lampedusa

migrante giudice © simpson33 e vecstock tramite Canva.com

Ci sono storie che meritano di essere raccontate. E questa è una di quelle. I periti del Tribunale hanno concesso una parziale “incapacità di intendere e di volere” ad un marocchino rapinatore di 22 anni a causa delle traversie patite durante la migrazione, cosa che gli garantirà – scrive il Corriere – un’attenuante con relativo sconto di pena in caso di condanna

“La migrazione – si legge nella perizia psichiatrica disposta dal Gip di Milano – ha costituito un potenziale fattore patogeno, aggravando e slatentizzando in un post-adolescente i preesistenti aspetti di disregolazione del comportamento e di limitazione della analisi della realtà”. Tradotto: se il giovane, che da sette mesi vive a San Vittore per tentata rapina aggravata di un telefonino in Stazione Centrale a Milano, è caduto nell’illegalità lo si deve proprio alla sua esperienza migratoria. È la prima volta che in Tribunale si riconosce questo possibile collegamento.

Va detto che il giovane ha attraversato l’inferno dei campi in Libia e pare sia stato rilasciato solo dopo il pagamento di un riscatto, chiesto ai genitori inviando loro una foto del ragazzo con una pistola puntata alla tempia. Tra una incarcerazione e l’altra, avrebbe pagato 24mila euro per riuscire a partire verso Lampedusa e approdare in Italia. Uno sbarco a cui però è seguito un “deragliamento clinico” provocato sì dalle esperienze pregresse ma anche da “un abuso molto più intensivo di sostanze stupefacenti” che hanno portato alla “messa in atto di comportamenti criminali” e all’adesione “ad un modo di essere antisociale”.

Il racconto lo fa lo stesso migrante, come riporta il Corriere della Sera. Arrivato nel Belpaese per lavorare, ma senza documenti, finisce nel vortice della droga “che mi ha portato qui in carcere adesso. “Ho iniziato circa un anno e mezzo fa – spiega il giovane – in Marocco fumavo hashish ma quando ho iniziato a guadagnare, lavorando in nero come muratore a Firenze, ho iniziato ad assumere cocaina”. Il tutto avrebbe interferito “sullo stesso funzionamento cognitivo, in un soggetto che appare come un debole mentale nella sua analisi di realtà e nel modo di esprimersi, ma che ai test risulta di normali competenze cognitive”.

I medici suggeriscono “la presa in carico da parte del servizio psichiatrico” del giovane unitamente al Sert per la tossicodipendenza. Ma intanto la loro perizia potrebbe garantire al rapinatore uno sconto di pena.