Società

La miserabile verità dietro le censure “democratiche”

L’ammissione di Zuckerberg? Lo sapevamo già: tappata la bocca a chi dava notizie scomode sul Covid. Il dramma è che può confessarlo e non succederà nulla

Zuckerberg facebook © LPETTET tramite Canva.com

Lo scoppio dello scandalo ampiamente risaputo, lo scandalo che non è uno scandalo delle ammissioni del padrone di Facebook con la Commissione di Giustizia americana e cioè la censura sistematica sul Covid (e su altre faccende), in totale aderenza ai desiderata dell’amministrazione Biden, dimostra una serie di cose: che i padroni dei social sono tutti spie, che questi demiurghi non escono dal nulla ma vengono cresciuti come serpi nel seno dei regimi più o meno democratici ma pur sempre autoritari, e non di meno che c’è spia e spia: il padrone di Telegram finisce in galera, quello di Facebook se la cava con una letterina ipocrita. Ma che c’è di strano, che di diverso dalle sue ammissioni di oltre un anno fa?

Oggi il boss americano non fa che ripetere pari pari quelle ammissioni del giugno 2023 e cioè l’opera di disinformazione capillare su ciò che si sapeva ma non doveva uscire a proposito di una pandemia originata da un virus rimasto ufficialmente sconosciuto dopo 4 anni e curato con un vaccino altrettanto ignoto ma dagli effetti certamente devastanti e che tali si sapevano ma non andavano detti, andava detto l’esatto contrario. Il risultato è un Olocausto mai conosciuto in tempo di pace, sono i milioni di morti, la cifra esatta, tanto per restare in argomento, non verrà mai diffusa, che si potevano e si dovevano evitare. Milioni e milioni di vittime per un sistema nel quale questi social utilizzati dai regimi hanno avuto una parte primaria se non decisiva.

Da anni lo andiamo denunciando, in pochissimi per la verità, e adesso alle ammissioni degli enti governativi di tutto il mondo, degli Stranamore alla Fauci, “Qualcosa dovevo pur inventarmi”, dei costruttori di mele avvelenate, dei medici più o meno pentiti, dai numeri che puoi addomesticarli come ti pare ma quelli restano, si aggiunge il disvelamento di Zuckerberg. L’ultimo segreto di Pulcinella, ma questi Pulcinella sono arcimiliardari in dollari e decidono le sorti dell’umanità per conto delle democrazie autoritarie così come delle dittature conclamate. Durov si becca o si cerca l’arresto in Francia forse per scampare a vendette patrie: questi dioscuri in ruolo di spie sono un po’ tutti uguali, giocano su mille tavoli credendo di essere i più furbi, finché i tavoli si ribaltano tutti insieme e loro debbono negoziare vie d’uscita più o meno umilianti.

Anche il capo delle Brigate Rosse militariste, il Mario Moretti dei mille segreti e delle mille allusioni, tramava col Mossad come con la Cia, coi francesi della Hyperion ma senza disdegnare i sovietici, con l’OLP con cui negoziava armi in pieno Mediterraneo, a bordo del Papago, catamarano del medico brigatista anconetano Massimo Gidioni, e i carabinieri lo lasciavano salpare e tornare: alla fine se l’è cavata tacendo e mentendo, proprio come aveva previsto con estrema precisione Pecorelli. Il quale di lì a poco sarebbe stato eliminato a pistolettate in bocca mentre il capo terrorista, con 6 ergastoli scontati nell’irrisoria misura di 12 anni di reclusione, veleggia in salute verso gli 80 dopo aver lavorato a lungo a Lombardia Informatica, società collegata a Comunione & Liberazione. Per dire come funzionano le cose a questo scombiccherato mondo: e chi ci può negare che infine Macron abbia fatto un favore, ovviamente dietro contropartita, all’ex sodale di Putin finitogli nel mirino? Non ricorda, questa figura di Sfinge, per molti versi la parabola dell’Assange in aura di martire della trasparenza?

Per “Zuck” è diverso, lui prospera all’ombra della democrazia americana della quale è insieme burattino e burattinaio, finanzia i Dem per i quali lavora e se la cava col mea culpa di rito: abbiamo sbagliato, non dovevamo, non lo faremo più. O meglio lo faremo ma in modo più accorto, “caute”, come insegnano i gesuiti. In realtà non può smettere di tramare e di intorbidare i pozzi, dirottando il gioco democratico perché a questo servono i social, anche i suoi per i quali non scorre meno liquame criminale che su Telegram. Forse anzi Facebook è peggiore perché più ipocrita, pieno com’è di “politiche”, di falsi valori, di falsi rispetti laddove Telegram si ispira alla totale amoralità. Ma la fogna della pedofilia e della tratta umana, del narcotraffico come del porno criminale è niente, quello che preme davvero sono i segreti globali, è la finanza che tutto ingloba e tutto controlla.

Anche uno come Zuckerberg può svincolarsi dagli antichi sodali, in previsione di un cambio di regime, ma a differenza del russo con annessa amante influencer che forse lo ha tradito e poi è svanita nei miraggi dei complottari, non è costretto alle soluzioni drastiche e un po’ farsesche, da film di intrigo; per salvare la pelle, e l’impero, gli bastano le letterine con cui di fatto ammette le sue responsabilità, pesanti, immani, nell’Olocausto delle cavie. Non rischia più che tanto perché è organico al sistema democratico occidentale che le sue spie preferisce fin che può riciclarle piuttosto che eliminarle platealmente, qualche scrupolo democratico ancora sopravvive, almeno di facciata, in queste democrazie decomposte.

A proposito: adesso che il capo della principale piattaforma di disinformazione e di menzogne ha ammesso tanto quanto, che ne è dei suoi lavoranti italiani, i cosiddetti fact checker che, se abbiamo capito bene, su Facebook funzionavano e ancora agiscono da vigili urbani delle informazioni da lasciar passare o da bloccare? Che ne è dei loro strilli, “fuori contesto!”, “falso!”, quando se mai di fasullo c’era, c’è il loro operato? Non dovrebbero pagare, anche questi, se quanto riconosciuto dal loro committente è vero? O davvero si vuol credere che la sistematica opera di dirottamento della verità valesse solo per gli Stati Uniti? Ma se ne vantano, a conferma che siamo molto oltre Orwell, siamo all’apatia della rassegnazione.

Non succederà niente perché le democrazie cannibalizzate, fra le quali spicca quella italiana, del tutto priva di anticorpi, hanno trovato un modo infallibile per superare le loro vergogne e le loro miserie una volta sgorgate: far finta di niente e andare avanti. Sì, le spie dei social possono ammettere, i produttori di mele avvelenate possono ammettere, tutti possono ammettere tutto ma basta insistere “con più fame che pria”: “I vaccini salvano l’umanità”. E difatti ne arrivano di nuovi, a ondate, come se niente fosse successo. Come se non fossimo davanti alla più orrenda e sciagurata tragedia del potere in tempi non bellici. Una tragedia totale, planetaria. Immane. La differenza, a volercela trovare, è che in America il redde rationem prima o dopo arriva, tardivamente ma arriva e le istituzioni di controllo non scherzano e perfino i burattini-burattinai come Fauci e Zuckerberg debbono in qualche modo farci i conti. In Italia fanno una commissione preventivamente boicottata dal Capo dello Stato, ci mettono a comandare i vaccinisti più invasati, e l’ex ministro dello sfacelo, Speranza, uno che a proposito di ammissioni tardive cancella Zuckerberg, subito torna a provocare i parenti delle vittime. Segno che sa di poterselo permettere, sa, come anche noi sappiamo, che la commissione sul Covid non è lì per fare luce né giustizia ma per santificare lo scempio collettivo senza innocenti. Creando le condizioni impunitarie per repliche ancor più feroci e più miserabili.

Max Del Papa, 28 agosto 2024

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