Pace o condizionatore?

La Morani (Pd) sceglie il condizionatore

La Rete non perdona: durante il collegamento non sfugge il condizionatore dietro Alessia Morani

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La Rete si sa, non perdona. E non si lascia sfuggire nulla di nulla. Basta una telecamera posizionata nel punto sbagliato che… tac: uno finisce in un vortice di simpatici commenti. Dobbiamo farlo notare ad Alessia Morani, e non ce ne voglia. Ma quando ieri sera si è presentata a Zona Bianca ospite di Brindisi, in molti hanno notato che nella sala da lei utilizzata per il collegamento c’era un condizionatore. E, a giudicare dalla posizione degli split, forse pure acceso.

Ora, non c’è nulla di male ad avere il condizionatore a palla quando il 5 luglio ci sono 35 e più gradi all’ombra. Pure noi non possiamo farne a meno. Ma non possiamo neppure non ricordare quelle incaute frasi del premier Mario Draghi, quando canzonò gli italiani spiegando che tra la pace e qualche grado in meno di aria condizionata avrebbero dovuto scegliere il sostegno all’Ucraina. All’inizio i sondaggi dicevano che due italiani su tre avrebbero volentieri barattato un po’ di frescura con la fine delle bombe, poi la siccità e il caldo asfissiante hanno dimostrato che tutto sommato un po’ di condizionatore non fa mica male. E infatti diverse città sono finite in blackout a causa del troppo uso di questi aggeggi rinfrescanti.

La questione, dunque ripetiamo, non è se Morani utilizzi o meno il condizionatore. Beata lei che ne possiede uno. E non è mica colpa sua se Draghi s’è fatto uscire l’infelice frase. Il punto è che quell’inquadratura birichina dimostra che tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. Facile dichiararsi favorevoli a sostenere senza se e senza ma Kiev, pure a costo di puzzare di capra, se poi quando dovresti tenere chiuso il condizionatore mandi mezza Milano in blackout. Facile affibbiare all’uomo la colpa di ogni disgrazia, dalla siccità alla tragedia della Marmolada (“l’inquinamento”, “il cambiamento climatico”, “l’uomo”), se poi continuiamo a vivere come sempre: televisioni, computer, cellulari, shopping, grandi eventi e via dicendo.

Sarebbe insomma arrivato il momento di smetterla col “populismo” ambientale. Ridurre il tutto al dilemma “pace o condizionatore”, “siccità o docce”, è il tipico atteggiamento di chi non tiene conto della dura realtà in cui viviamo. Sarebbe bello avere un mondo economicamente prospero in cui non si inquina per nulla. Ma non è possibile. E rinunciare alle comodità non è né giusto né scontato. Lo dimostra il fatto che, volenti o nolenti, alla fine non sappiamo fare a meno del condizionatore.

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