La comicità dovrebbe quanto prima tornare ad essere inattuale. Non c’è cosa più deprimente che osservare la metamorfosi di un clown in un bacchettone politicamente impegnato. Va bene la convenienza del momento, passi pure il clima da Santa inquisizione che inquieta tutti noi che mettiamo insieme due parole scritte, ma a tutto c’è un limite!
Non è il caso di scomodare Plauto o Aristofane per rimarcare quanto la comicità sia, e debba essere, per sua stessa natura, scorretta. E il comico che si piega al patetico e melenso furore perbenista perde la sua anima. Ma il peggiore resta l’ex comico che, dismesso il vetriolo e le goliardie ridanciane, voglia assurgere ad artista engagè.
Prendete Paola Cortellesi. Attrice di talento, comica esilarante con una spiccata dote nel cogliere gli aspetti più grotteschi dello spettacolo postmoderno e farne dei tic divertentissimi dei suoi personaggi. Ebbene, quale delusione, quale tristezza nel sentirla pronunciare un discorso in apertura dell’anno accademico di un’università (ma una volta non si invitavano i premi Nobel?) talmente serioso ed improbabile da risultare quasi spassoso.
E invece no, quella che poteva essere una bella occasione di disimpegno in una situazione che più triste non si può è diventata un pippone inverecondo su come l’immaginario collettivo delle favole sia impregnato di maschilismo e degli ideali del patriarcato.
E no cara Paola, La preghiamo, ci risparmi il correttismo della rappresentazione artistica di Stato, come la definiva con spregio Carmelo Bene, e torni alle sue nobilissime origini di comica disimpegnata.
Quanto vorremmo, noi Suoi veri estimatori, che lei tornasse ai suoi strepitosi personaggi del passato. Che daremmo per risentire le imprecazioni della signora Feliciana che, in perfetto romanaccio, si rivolgeva al mago Forrest con un meraviglioso: “Ao’, a coceme n’ovo! A peggio pe te! Io pe veni’ qua ho attraversato n’campo de fave e piato tre cami!!”.
Oppure la televenditrice dell’agenzia di prestiti a strozzo “Strozzus” che imboniva la variegata falsa clientela con frasi di questo tipo: “Sei un transessuale e sei stanco di mangiare pane e ormoni e vuoi regalarti la tua meritata vaginoplastica? Con Strozzus ti puoi togliere questo sfizio!”.
Che belli erano i tempi in cui la comicità era tagliente e provocatoria. Per cui, cara Paola, ci risparmi le pellicole finto-neorealiste sulla condizione della donna (tra l’altro smentita da parecchie signore coeve del periodo) e torni alle Sue luminose origini di talentuosa attrice comica, senza disdegnare quella punta di veleno che dà alla commedia la sua vitalità. Lasci a Propp l’interpretazione delle fiabe che se ne intendeva di più. La realtà è già abbastanza grigia. Fateci almeno fare una risata!
Francesco Teodori, 18 gennaio 2023