Cronaca

La mossa di Feltri: “Pago io l’avvocato al poliziotto che ha sparato”

Il direttore editoriale del Giornale al fianco del giovane che ha colpito alla spalla un esagitato egiziano. L’agente è sotto indagine, l’immigrato già libero

vittorio feltri poliziotto 2

Vittorio Feltri decide di scendere in campo. Non nel senso politico del termine. Il direttore editoriale del Giornale, nel suo articolo pubblicato oggi sul quotidiano, ha annunciato che intende aiutare il poliziotto che la scorsa notte ha sparato ad un esagitato egiziano alla Stazione Centrale di Milano.

I fatti li conoscete. Nel giro di 24 ore il capoluogo lombardo è stato scosso da due episodi di cronaca molto gravi: prima il vice ispettore Christian Di Martino viene accoltellato alla schiena da un marocchino e rischia di rimetterci le penne, anche se per fortuna adesso pare sia fuori pericolo di vita; poi la notte successiva gli agenti sono costretti a fronteggiare una situazione simile, ma stavolta l’agente invece di rischiare tre fendenti decide di aprire il fuoco come si vede nel video. L’immigrato viene ferito alla spalla, non avrà conseguenze gravi, è già libero dopo la denuncia di rito, mentre il povero poliziotto dovrà vedersela con un giudice con l’accusa di lesioni dolose aggravate, anche se la procura ha già ipotizzato le scriminanti della legittima difesa e dell’uso legittimo delle armi.

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Di fronte a questo “mondo al contrario”, Feltri non ci sta. Difende il poliziotto che “non ha fatto altro che compiere il suo dovere, ovvero quello di garantire la sicurezza dei cittadini”. “Mentre l’egiziano ferito è libero, pure libero di delinquere ancora, cosa che farà senza ombra di dubbio – scrive il direttore – l’agente colpevole di essere un bravo agente è sotto inchiesta e dovrà pagare di tasca sua i costi delle spese legali nonché affrontare lo stress che questo iter giudiziario comporta”. Il direttore concederebbe al poliziotto una medaglia, proprio come al collega Di Martino, e “affinché si intervenga per eliminare tale anomalia e per metterla in luce”, ha deciso che lui a farsi “carico delle spese legali in capo al poliziotto”.

Il motivo è semplice: “In uno Stato di diritto non è ammissibile che chi lavora nelle forze dell’ordine debba compiere tale scelta: o finire in terapia intensiva o finire alla sbarra, o farsi assassinare o farsi criminalizzare”. Altrimenti tanto vale dotare gli operatori di “pistole ad acqua, armi giocattolo” per mandarli “sulle strade in pasto a criminali spietati che non si fanno scrupoli e che tengono coltelli e coltellacci legati alla cinghia”.

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