La Murgia svela il vero scopo (orrendo) della legge Zan

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E va bene. Diciamo pure che nessun giudice ci manderà mai in galera per aver detto che un bambino ha bisogno di una madre e un padre, o che il “matrimonio egualitario” è una trovata da distopia orwelliana. Poniamo, insomma, che il dl Zan non punisca le opinioni divergenti dall’ortodossia Lgbt.

Ma se pure così fosse, basterebbe il progettino che ha mente Michela Murgia, per far inorridire qualunque persona dotata di buon senso. Era ospite a Di Martedì, la presunta intellettuale sarda, quando se n’è uscita così: “La parte interessante del disegno di legge Zan” riguarda i “progetti di formazione nelle scuole, che diventino curriculari […]. Il punto è cominciare a modificare la cultura. Nelle scuole”. Se non state rabbrividendo, o siete tra gli aguzzini del nuovo regimetto arcobaleno – che si somma a quello sanitario – o siete troppo ingenui per stare al mondo. Capite? Vogliono “cambiare la cultura nelle scuole”. Cioè, fare il lavaggio del cervello ai nostri figli.

Perché con noi, con tanti di noi, con la maggior parte di noi, è già troppo tardi. Sarebbe difficile raccogliere un vasto consenso intorno alla “gestazione per altri”, nome in codice della compravendita di bambini all’estero. Quella che, nonostante la Consulta abbia esplicitamente condannato l’utero in affitto (“offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane”), viene tuttavia regolarmente tollerata in Italia. Dove si registrano gli atti dei finti genitori, purché siano stati già approvati in qualche altro Paese.

E sarebbe troppo facile ridurre al silenzio i dissidenti, sbattere dietro le sbarre, come succede in Canada, chi si rifiuta di parlare la neolingua Lgbt, di lodare la transessualità infantile, di storpiare il genere dei pronomi. No. Il progetto di lorsignori (o lorsignore, o lorsignor*, facciano loro) è ben più ambizioso. È su chi non si è ancora formato le sue convinzioni, che bisogna agire. Sono le menti ancora malleabili, che bisogna plasmare. E se oggi le famiglie hanno qualche strumento per sottrarsi ai già frequenti tentativi di manipolare i più piccoli, domani bisognerà toglierglielo.

È un proposito orrendo non solo perché mira a distorcere l’animo degli indifesi, per instillare un’ideologia squinternata mascherata da rispetto. Lo è anche e soprattutto perché consegna allo Stato – ovvero, ai gruppi di pressione che dello Stato s’impossessano – il monopolio dell’educazione dei figli. I loro corpi, le loro menti, diventano proprietà pubblica, a disposizione del pedagogo arcobaleno che s’è attribuito il diritto di modellare la società del futuro e l’umanità nuova. Platone, Robespierre, Lenin, Mao, scansatevi tutti: arrivano Zan e la Murgia. Che non hanno nemmeno più bisogno dei gulag.

Alessandro Rico, 10 aprile 2021

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