Le dichiarazioni contano. Anche e soprattutto quelle di Volodymyr Zelensky, che ha dimostrato di saper fare sapiente uso dei mezzi di comunicazione. Aveva promesso che non sarebbe fuggito da Kiev, e infatti si trova ancora lì. Aveva promesso battaglia, e gli ucraini non sono caduti dopo pochi giorni come sperava – o forse credeva – Vladimir Putin. Dunque se il presidente ucraino arriva ad “ammettere” che il suo Paese “non può entrare nella Nato”, allora è una di quelle notizie che bisogna valutare con molta attenzione.
Per capirlo, occorre fare qualche passo indietro. Le motivazioni dietro la cosiddetta “operazione speciale” di Putin in Ucraina sono molte. Tra cui, come detto nello storico discorso alla Nazionale di fine febbraio, l’obiettivo di “de-nazificare” l’Ucraina, garantire la sicurezza della Russia e impedire che Kiev possa entrare nella Nato. Diversi studiosi, tra cui il censurato Alessandro Orsini, ritengono che le manovre dell’Occidente verso Est abbiano convinto, se non spinto, Putin a invadere l’Ucraina.
Vero? Falso? Agli studiosi l’ardua sentenza. Fatto sta che lo Zar lo ha ripetuto più volte agli interlocutori europei, tra cui Scholz e Macron: le sue condizioni per porre fine alla guerra sono la neutralità dell’Ucraina, la promessa che non entrerà nella Nato, il riconoscimento della Crimea e delle repubbliche del Donbass. Nei giorni scorsi Zelensky aveva aperto uno spiraglio alle trattative, sia sulla neutralità che sui territori rivendicati da Putin. E oggi siamo arrivati – forse – ad un capitolo fondamentale di questa vicenda.
Collegato alla Joint Expeditionary Force a Londra, infatti, Zelensky ha rilasciato dichiarazioni che sicuramente faranno discutere. “L’Ucraina si rende conto che non è nella Nato – ha detto – Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo”. Le sue parole possono avere due significati. Da una parte la delusione riguardo la No Fly Zone, richiesta con insistenza all’Alleanza e per ora negata da tutti i leader occidentali. Dall’altra però anche una carta negoziale lanciata verso il tavolo di Mosca: se Kiev “riconosce” che non potrà entrare nella Nato, potrebbe essere un primo passo verso negoziazioni più concrete che potrebbero portare ad un cessate il fuoco. Reale.
Un altro indizio, o forse un nuovo segno di speranza, arriva dalle dichiarazioni rese oggi dal segretario generale della Nato, che sembrano voler stemperare la tensione militare creatasi con Mosca (e arrivata, nei giorni scorsi, anche all’evocazione della bomba atomica). “Abbiamo chiarito che non saremo speculari a ciò che fa la Russia – ha detto Jens Stoltenberg -. Quindi non dispiegheremo missili nucleari a raggio intermedio in Europa”.