Sono lontani gli anni in cui una larga fetta di governi occidentali riteneva l’Alleanza Atlantica ormai priva di qualsiasi funzione, dopo la fine della Guerra Fredda ed il crollo dell’Unione Sovietica. Addirittura erano gli stessi Stati Uniti, sotto la guida di Donald Trump, a far vacillare la propria posizione all’interno della Nato. Eppure, lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina ha riacceso il dibattito e ha ricordato un paradigma fondamentale, che negli ultimi decenni era stato completamente dimenticato in Europa: non vi può essere pace senza deterrenza.
Kosovo-Serbia
Ebbene, mentre le belligeranze in Ucraina si avvicinano al secondo anno (in una situazione più che mai di stallo), ci sono nuovi venti di guerra che cominciano a soffiare nel Vecchio Continente. Si tratta ovviamente delle fortissime tensioni che, negli ultimi mesi, si stanno registrando tra Kosovo e Serbia. E l’attenzione occidentale è ritornata sulla questione dopo l’allarme lanciato dalla Casa Bianca, secondo la quale Belgrado starebbe ammassando truppe al confine come mai aveva fatto in precedenza.
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L’avvertimento di Washington è stato puntualmente smentito dal governo serbo, ma non è difficile prevedere che il rafforzamento dell’apparato militare in prossimità del Kosovo sia dovuto agli scontri di questa settimana quando a Banjska, nel Kosovo del nord, è morto un poliziotto kosovaro e sono stati uccisi tre uomini serbi, dopo un’imboscata tenuta contro la polizia kosovara. Ed è proprio in risposta all’attacco che la Nato ha deciso di compiere un ulteriore passo.
L’intervento Nato
L’Alleanza Atlantica, infatti, ha optato per un invio di più truppe a sostegno della missione Kfor in Kosovo “per far fronte alla situazione attuale”, dopo aver già rafforzato la sua presenza lo scorso maggio. A rafforzare il contingente Nato potrebbero essere, “se necessari”, i militari britannici: la Difesa di Londra ha messo a disposizione della Kfor un battaglione tra i 500 e i 650 soldati.
Insomma, continua a salire un rischio di escalation tra i due Stati, che in questo caso però vedrebbe la presenza di truppe occidentali direttamente su uno dei Paesi belligeranti. Uno scenario, se vogliamo, potenzialmente ben più complesso ed articolato rispetto a quello ucraino. Una situazione che potrebbe portare quantomeno ad una consultazione tra gli Alleati, come già avvenuto per esempio il 24 febbraio 2022 (data dell’invasione russa dell’Ucraina), quando i Paesi dell’Est Europa chiesero l’applicazione dell’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico, ritenendo minacciata la propria “integrità territoriale, indipendenza politica e la sicurezza” da Mosca. Ciò potrebbe configurarsi per il fatto che Pristina, inoltre, è sotto il protettorato della Nato dal 1999.
Ad annunciare il nuovo intervento dell’Alleanza Atlantica è stato John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, dopo aver constatato l’installazione senza precedenti di artiglieria, carri armati e unità di fanteria da parte della Serbia. Un conflitto che non è mai sopito veramente, ma che negli ultimi mesi sta rischiando sempre più di raggiungere la definitiva escalation.
Matteo Milanesi, 1 ottobre 2023