È probabile che l’Ucraina abbia già usato armi americane per colpire la Crimea. Ma fin lì si trattava di un gioco delle tre carte: la penisola, diventata russa nel 2014 dopo un referendum, viene considerata dall’Ucraina ancora un proprio territorio in forza anche del mancato riconoscimento di Usa, Consiglio d’Europa e di buona parte degli Stati occidentali. Dunque di fatto per Kiev l’uso dei missili a stelle e strisce sulla Crimea rientra nell’utilizzo “all’interno del proprio territorio”, come da accordi. Qualcosa però potrebbe cambiare. Mentre Emmanuel Macron ipotizza l’invio di truppe in Ucraina, sta per cadere anche l’argine all’utilizzo di munizioni occidentali sul territorio russo.
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha infatti chiesto gli alleati a eliminare le restrizioni e permettere a Kiev di colpire direttamente obiettivi militari in Russia. “Penso che sia giunto il momento per gli alleati di considerare se dovrebbero eliminare alcune delle restrizioni imposte sull’uso delle armi che hanno donato all’Ucraina – ha detto in un’intervista all’Economist – perché, soprattutto ora che molti combattimenti sono in corso a Kharkiv, vicino al confine“. Il segretario generale dell’Alleanza è infatti convinto che “negare all’Ucraina la possibilità di usare queste armi contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo rende molto difficile per loro”. difendersi”. Il dibattito è in corso anche alla Casa Bianca: il dipartimento di Stato sta spingendo per far cadere il tabù imposto dal presidente Biden sin dall’inizio della guerra. Ad aver cambiato idea sarebbe il segretario di Stato, Antony Blinken.
Molti, tuttavia, si domandano se questo non rischi di portare ad una ulteriore escalation che potrebbe coinvolgere la Nato direttamente nel conflitto. La tensione è alle stelle, basti pensare ai test nucleari che la Russia sta conducendo vicino al confine con i Paese dell’Alleanza. Stoltenberg all’Economist ha ribadito la necessità di “impedire che il conflitto si trasformi in una vera e propria guerra tra Russia e Nato in Europa”. Tuttavia è convinto che esista una differenza tra fornire armi, addestramento e l’impegno militare diretto. “Non saremo coinvolti nelle operazioni di combattimento – ha assicurato – non abbiamo alcuna intenzione di inviare truppe di terra Nato in Ucraina. Vogliamo sostenere Kiev, ma anche garantire che la situazione non si trasformi in un’escalation del conflitto su vasta scala”. Unica, piccola, considerazione: fino a qualche mese fa, tante erano state le rassicurazioni sul fatto che le armi occidentali “di difesa” non sarebbero state utilizzate per colpire la Russia. Ma ora, nonostante le dichiarazioni, questo argine si appresta a cadere come sono già caduti uno dopo l’altro i tabù sul non fornire aeroplani da guerra e armi pesanti.
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