La nuova moda delle star: vaccinati ma positivi al “Covip”

Dai Ferragnez a Nicola Savino, passando per Jovanotti: tutti a fare la telecronaca del loro raffreddore

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Ultima frontiera, il Covip. Se non ce l’hai, purché trisiringato, non sei nessuno, se non lo fai sapere sei meno di niente. Pare che la tendenza del Natale 2021 sia questa, personaggetti famosi che rassicurano le genti: sono positivo ma asintomatico, sto molto bene, grazie a tutti. I Ferragniz, come li chiama Ornella Vanoni, testimoni ufficiali di regime per la profilassi sanitaria, su Instagram si sparano le pose da contagiati in mascherina d’ordinanza (a che gli serve ormai?). Nicola Savino, che la prende con filosofia: “Mangio da mattina a sera”. Prosit. Dulcis in fundo, Jovanotti: pensa, positivo. Anche lui. Fono pofitivo finché fon vivo finché fon vivo. Poi fa i bollettini medici, come per il papa o gli ex dittatori sovietici: “Ieri trentotto, oggi trentafette e tre, è tofta”. Preghiamo per Jova.

Lui, rassicurato, non perde il forrifo fotto il barbone terzomondista: “Fortuna che ho fatto tre dofi di faccino, fennò chiffà dov’ero adeffo”. Jovanotti, 57 anni, tradisce lo stesso approccio di Billie Eilish, la disagiata che a 10 anni invece dei cartoni animati si sparava pornazzi: mi sono plurimmunizzato ma non sono immunizzato manco per niente, però per fortuna sono plurimmunizzato. Ragionamento circolare, tetragono, mai un dubbio, uno scrupolo, i trinariciuti sanitari vanno avanti risoluti e indefessi, quel che decide il Partito loro fanno, quello che vuole Speranza è Verbo emaciato. Tanto, c’è sempre una prossima volta, cioè dose: la quarta, la sesta, la decima, prima o poi funzionerà.

Allontanando da noi l’odioso sospetto che certi il Covip se lo stiano millantando per promuovere le ultime intraprese commerciali (quando mai, è tutta gente di provata fede), ci limitiamo a constatare che dalle loro bocche sterilizzate non esce mai l’ombra di una critica per il governo rosso cui sono sentimentalmente legati: poco importa se il Natale “da salvare” si sta puntualmente rivelando un bagno di sangue, se le misure concentrazionarie sono grottesche, se il supermegagreenpass è una trovata psicotica sconosciuta nel resto del pianeta, se le file per i tamponi ricordano un girone dantesco, se la libertà gentilmente concessa ricorda l’ora d’aria degli ergastolani, però con Ffp2: l’unica cosa che conta sono i loro tormenti vippeschi, “ho trentasette e due, mi gocciola il naso, è durissima ma ce la farò”. Mezze pippe.

Natale col Covip: tranquilli, si salveranno e verranno a dirvi che se non vi pungete come puntaspilli, ogni due o tre mesi (l’efficacia della fatidica terza dose, che secondo qualche intrattenitore scientifico doveva durare 10 anni, è già stata ridimensionata dall’OMS a 10 settimane), rischiate di infettarvi. Parafrasando Oscar Wilde: parlate anche ammalato di me, ma parlatene. In tutto questa epidemia di covippi, pettegolezzi di ringhiera riferiscono che a passare il Natale più tetro sia stato lo Scanzi: non ha niente, porca di quella puttana, manco una lineetta di febbre, uno starnuto, una raucedine, con tutta la fatica che ha fatto a saltar file che manco Gimbo Tamberi.

E così nessuno parla di lui. Proprio non c’è giustizia a questo porco di mondo, ma insisti, caregiver: magari alla dodicesima o trentaquattresima dose ti cascano le difese immunitarie e potrai raccontarcelo coi soliti accenti gozzaniani: piccole cose di pessimo gusto.

Max Del Papa, 27 dicembre 2021

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