La “nuova normalità” di Speranza: Stato d’emergenza senza emergenza

Il ministro Speranza minaccia la proroga dello Stato di emergenza. Si può dissentire?

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La proroga dello Stato d’emergenza non è più solo un’ipotesi ma una discussione concreta a giudicare dalle parole del ministro della Salute Roberto Speranza che ha affermato “se necessario” verrà prolungato probabilmente fino alla primavera 2022. Si tratterebbe di un’ulteriore proroga dopo l’introduzione dello Stato di emergenza per la prima volta il 31 gennaio 2020 ma, in questa occasione, sarebbe diverso poiché avverrebbe un’estensione oltre i due anni previsti dalla legge.

Nel decreto legislativo numero uno del 2008, all’articolo 24, comma 3 si legge: “La durata dello Stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi”. Sebbene giuridicamente ci sia la possibilità di estendere lo Stato di emergenza approvando una legge ex novo e non rinnovando quello attuale, la sostanza poco cambia. Ci apprestiamo a un allungamento dell’emergenza in assenza di emergenza. I numeri dei contagi, dei ricoveri nelle terapie intensive e la mortalità non giustificano tali misure eppure si continua in un processo di normalizzazione dell’emergenza che dovrebbe preoccupare ma sembra essere accettato da molti come se nulla fosse senza capire che stiamo creando un pericoloso precedente, oggi è il Covid, domani chissà.

Ciò rischia di generare l’avvento di uno Stato d’eccezione come scrive il filosofo Giorgio Agamben in un suo intervento intitolato “Stato di eccezione e stato di emergenza” in cui, riprendendo la definizione data da Schmitt, definisce lo Stato di eccezione come “questa terra di nessuno fra l’ordine giuridico e il fatto politico e fra la legge e la sua sospensione. All’emergenza si ricorre per rientrare quanto più presto è possibile nella normalità, all’eccezione si ricorre invece per infrangere la regola e imporre un nuovo ordine”. Lo stato di emergenza “presuppone la stabilità di un sistema”, “l’eccezione, al contrario, il suo disfacimento che apre la strada a un sistema diverso”. È quanto sta avvenendo nel nostro paese con lo sviluppo di una “nuova normalità”?

Sono quesiti che si pone anche Massimo Cacciari in un articolo intitolato “Sullo stato di eccezione permanente” allargando la sua analisi non al Covid quanto all’ultimo ventennio dell’Occidente: “Viviamo da oltre un ventennio in uno Stato di eccezione che, di volta in volta, con motivazioni diverse, che possono apparire anche ciascuna fondata e ragionevole, condiziona, indebolisce, limita libertà e diritti fondamentali. E ciò in un contesto complessivo in cui cresce la crisi dell’idea stessa di rappresentanza e, nel nostro Paese, da un decennio ormai la dialettica politica e parlamentare non è in grado di esprimere da sé la guida del governo”.

È implicito che la proroga dello Stato di emergenza determinerebbe l’estensione dell’obbligo di green pass anche per i lavoratori e ulteriori misure che molti italiani si sono abituati a considerare normali ma che tali non sono. Tra questi c’è un clima di costante allarmismo a cui certi media fanno da cassa di risonanza: “Invece di un’informazione adeguata si procede ad allarmi e diktat, invece di chiedere consapevolezza e partecipazione si produce un’inflazione di norme confuse, contraddittorie e spesso del tutto impotenti”.

La contrarietà alla proroga dello Stato di emergenza a oltranza non è perciò solo una questione di principio ma una battaglia a difesa di valori democratici e costituzionali che sarebbe arrivato il momento di ripristinare nella loro integrità.

Francesco Giubilei, 3 novembre 2021

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