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La pace fiscale è la vera lotta all’evasione

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Il riflesso pavloviano è quello che porta a rispondere automaticamente, in modo irriflessivo, ad una sollecitazione, corporea o verbale poco importa. E poco cambia se si tratta di una affermazione artificiosamente estrapolatta da un contesto di ragionamento e battuta dalle agenzie. Ad esempio se a illustrare una propria tesi è un leader come Matteo Salvini, la sinistra non sa che rispondere automaticamente con frasi fatte e banali che distorcono non poco la realtà.

Ieri il capo della Lega ha detto che “serve una pace fiscale” e ha anche spiegato perché e in che senso la intenda. La sinistra non ha saputo fare altro che rispondere con la solita canzone d’organetto, cioè dicendo che in questo modo si legittima l’evasione fiscale e si manda un messaggio sbagliato ai cittadini. In verità, è proprio il contrario. La “pace fiscale”, nei termini in cui la concepisce Salvini, cerca proprio di recuperare quel rapporto di fiducia fra Stato e contribuente che è la precondizione affinché i cittadini non percepiscano lo Stato come un arcigno controllore e come un nemico, bensì come la controparte in un rapporto in cui ai diritti e doveri degli uni corrispondano quelli degli altri.

Con il suo linguaggio chiaro e crudo, Salvini ha ben specificato che per lui i grandi evasori “possono andare tranquillamente in galera e che si possa pure buttare la chiave”. Ma che senso ha, si è chiesto, che lo Stato, incapace di combattere la grande evasione, si accanisca con coloro che hanno piccoli contenziosi (fino a 30.000 euro) e sono in condizione di indebitamento e povertà? Si può restare a vita ostaggio dell’Agenzia delle entrate? Non sarebbe più oportuno chiedere solo una piccola parte di quanto preteso azzerando tutto il resto e ristabilendo su nuove basi di fiducia il rapporto compromesso?

Per approfondire

Salvini parlava non in un consesso di grandi industriali o manager, ma davanti agli operai dello stabilimento Mermec-Ferrosud di Matera. Sì proprio quegli operai a cui la sinistra ha voltato le spalle e di cui non sa difendere gli interessi concreti. Di cui anzi, più radicalmente, non riesce a concepire la vita e la realtà, fatta di sacrifici e spesso di vessazioni. A cui non è opportuno che dia il suo contributo anche lo Stato.

Altro riflesso condizionato è stato poi quello di chi si è inventato complotti orditi da Salvini contro la Meloni, di dichiarazioni fatte per metterla in difficoltà. Mentre è evidente che sul tema delle tasse la destra è compatta e vuole semplicemente ridare una dignità allo Stato, convertendolo da estersore e nemico dei più deboli in quella istituzione democratica il cui scopo principale è proprio quello di essere vicina e garantire questi ultimi. Il parlare infine di “messaggi” mandati agli italiani affinché evadano oltre ad essere puerile, dimostra il concetto che la sinistra ha dei nostri cittadini: corrompibili, da educare, da correggere. Facile ergersi a fustigatori dei costumi in virtù di una presunta “superiorità morale” quando ci si rinchiude nel proprio piccolo e privilegiato mondo.

Corrado Ocone, 16 luglio 2023