Il presidente palestinese Abu Mazen ha posto il veto all’ipotesi di avviare una stazione di vaccinazione israeliana sul Monte del Tempio a Gerusalemme. L’assurdo, in tempo di Covid, è che la Leadership palestinese ha rifiutato la possibilità di vaccinare migliaia di fedeli musulmani palestinesi che ogni venerdì, infrangendo ogni norma attualmente vigente contro gli assembramenti, si recano a pregare sulla spianata delle Moschee.
Il governo israeliano, onde evitare polemiche, aveva proposto sia all’Autorità palestinese che al Waqf, autorità religiosa affiliata alla Giordania che secondo gli accordi di pace amministra i siti religiosi musulmani a Gerusalemme, di far somministrare il vaccino Pfizer solo da paramedici arabi sui cui camici non avrebbero riportato alcuno stemma israeliano.
Anche questo particolare però non è servito a convincere il Presidente dell’ANP che è rimasto irremovibile e ha confermato il suo veto alla proposta.
I motivi del no al vaccino gratuito
Secondo un rapporto dell’emittente pubblica Kan 11, il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas si è opposto all’idea perché secondo lui la creazione di una stazione di vaccinamento temporaneo in piena pandemia avrebbe dato un’ufficialità israeliana alla presenza nell’area della moschea di Al-Aqsa.
La richiesta è arrivata a seguito della ripetuta pubblicazione di fotografie in cui si vedevano pregare, in violazione dei protocolli COVID-19, oltre 10.000 persone in media negli ultimi venerdì del mese.
La vaccinazione, che avrebbe interessato molte persone provenienti dai territori sotto controllo dell’ANP e che non hanno ancora accesso ai vaccini, doveva essere completamente gratuita e serviva anche per non intervenire di autorità chiudendo i luoghi sacri all’Islam. Cosa che potrebbe accadere in un prossimo futuro con tutte le conseguenze sia di carattere politico che di ordine pubblico.
I paradossi del rifiuto palestinese
Sono proprio i paradossi, più di uno, di questa vicenda che dovrebbero far riflettere. Il Presidente palestinese rifiuta, per un pretesto e per continuare la sua continua ricerca dello scontro con Israele, il vaccino gratuito per la sua gente mentre in altre parti del mondo sarebbero disposti a pagarlo a peso d’oro.
Questo perché se poi dovessero insorgere violenti focolai di infezione, potrà incolpare Gerusalemme delle vittime, un motivo lo si trova sempre e troverà certamente anche chi gli darà ragione. Va ricordato che in base agli accordi di Oslo la sanità nei territori sotto la giurisdizione dell’A.N.P. dipende da Ramallah.
Ma non è tutto, il pretesto e le conseguenze saranno sempre a spese della gente comune mentre lui, il Presidente e la sua famiglia accompagnati dagli altri capoccioni dell’ANP, sono stati vaccinati proprio con il vaccino Pfizer che il governo israeliano ha fatto recapitare a Ramallah. Vaccino riservato alla Leadership che proprio per i compiti che deve svolgere è costretta a incontrare ogni giorno molte persone, compresi ambasciatori e delegazioni estere.
Il Pfizer per la Leadership, cosa completamente ignorata dai media palestinesi e arabi in generale, andava bene anche se arrivava dal nemico sionista, mentre una vaccinazione mirata su migliaia di persone diventa inaccettabile. Non sia mai che qualcuno cominci a pensare in maniera diversa da come comanda il soviet palestinese supremo.
L’unica cosa che si può imparare da questa piccola vicenda, che fa parte di una storia più grande, è che neanche una pandemia che ha fatto milioni di vittime riesce, in certi posti, a far ragionare chi ha la responsabilità del benessere della sua gente.
Michael Sfaradi, 26 febbraio 2021