Dopo Fbi e Cia, anche la National Security Agency ha sferrato un attacco a Donald Trump nella sua corsa per la riconferma alla Casa Bianca. Si salda così un asse anti-Trump che va ad alimentare l’inarrestabile fuoco mediatico contro “The Donald”, con la CNN in prima linea, nonostante l’attuale ottimo stato di salute dell’economia americana. E, in questo clima di caccia alle streghe si aggira guardingo per Roma il procuratore generale Usa, William Barr per una misteriosa missione voluta dallo Studio Ovale.
In questi stessi giorni, a Washington, i democratici hanno avanzato la richiesta di impeachment contro Trump per la questione Ucraina, colpevole la telefonata nella quale il presidente Usa avrebbe chiesto al suo collega ucraino, Volodymyr Zelenskyj, di indagare su padre e figlio Biden (rispettivamente Joe, ex vicepresidente Usa, e Hunter, candidato presidenziale favorito alle primarie per la sfida a Trump). Probabilmente non porterà a nulla sul piano giudiziario, ma l’Ucrainagate può diventare una vera e propria bomba atomica nell’animo puro dell’americano medio che fa dell’onor patrio per lo Zio Sam il suo unico mantra. E, effettivamente, con quella telefonata, l’onore a stelle e strisce è stato messo a dura prova. Nel cuore degli Stati Uniti non si parla d’altro, mentre nei luoghi del potere di Washington la corsa alla Casa Bianca è iniziata, come di prammatica, in posti esclusivi frequentati da lobbisti influenti e dai candidati, in questa fase a caccia di finanziamenti, perché, si sa, in Usa vince chi raccoglie più fondi.
C’è molto “Made in Italy” nella dinamica organizzativa dei democratici nella capitale americana. Uno dei principali luoghi di ritrovo è, infatti, lo storico Cafe Milano, il preferito da Barack Obama, al tempo in cui era presidente, e soprattutto dall’ex first lady Michelle. Sotto l’antica mappa della metropolitana milanese, disegnata sul soffitto di questo esclusivo ristorante italiano situato nel vivace quartiere di Georgetown, il suo anfitrione Franco Nuschese, assurto ormai al ruolo di potentissimo influencer della lobby italoamericana, ha cercato di rendere bipartisan le frequentazioni nel suo ristorante, vantando anche ospiti della fazione opposta come Ivanka Trump e il potente inamovibile Segretario al Tesoro (ed ex banchiere in Goldman Sachs), Steve Mnuchin. Invece, due pesi massimi democratici in corsa come Joe Biden e la senatrice Elizabeth Warren, soprannominata “Pocahontas” da Trump per le sue presunte origini indiane, sono di casa alla fancy vineria “Radici”, a due passi dal Campidoglio, dove Bridget Sasso e suo marito Valerio, veneto Doc, preparano espresse paste al forno e parmigiane di melanzane “very Italian style”.
Spesso, dopo le 7 p.m., le porte vengono chiuse per ospitare incontri strategici di senatori e rappresentanti democratici, a base di cibo e vini italianissimi. E proprio lì, poche settimane fa, è stato avvistato a sorpresa anche George Clooney. La star dei democratici, che ufficialmente sta facendo fundraising per il partito, se i borbottii di alcuni addetti ai lavori corrispondono al vero, potrebbe essere la carta a sorpresa che Barack Obama, ospite la scorsa estate nella magione sul lago di Como dell’attore e regista statunitense, lancerebbe all’ultimo momento per sbaragliare il campo, soprattutto ora che Joe Biden è comunque azzoppato dall’inchiesta Ucraina. Il fatto che sia un attore con tanto di Oscar alle spalle non deve preoccupare. Anzi, è ancora vivo negli americani il ricordo di Ronald Reagan, non solo come grande presidente degli Stati Uniti, ma soprattutto come divo di Hollywood.
Del resto, uno che si scaldava poco come Giulio Andreotti ricordava sempre come Reagan, durante i vertici con tipini come la Thatcher, Mitterrand e Kohl, stupisse sempre per le sue intuizioni spiazzanti. Dopo un personaggio “caricaturale” e ancora favoritissimo quale Trump, un grande attore alla Casa Bianca? Mai dire mai con Clooney, che con battaglie come quella sul Darfur o con stravaganze come vivere per anni con un maiale di 180 kg, è tra i personaggi più popolari e amati dalle donne e dagli uomini degli Stati Uniti. What else?
Luigi Bisignani per Il Tempo 29 settembre 2019