La politica insiste con l’utopia delle emissioni-zero

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Ma perché i politici, si ostinano a non esercitare l’aritmetica? Perché, perché, perché? Leggo di Fico, Gualtieri, Conte e Gentiloni. Il primo accusa chi nega l’emergenza climatica di essere “irresponsabile”. Osservazione molto profonda: come se io dicessi che è un cretino Fico che l’afferma. Gualtieri dichiara che il governa s’impegnerà a realizzare il “cambio di passo” verso l’energia verde. Un po’ poco, visto che da un ministro dell’economia uno s’attenderebbe qualche cifra. Ma ai numeri, come abbiamo esordito, questi sono allergici. Conte vuole addirittura scorporare il denaro che prevede spendere per le riduzioni delle emissioni di CO2 dal calcolo del deficit: ma è proprio quella spesa a creare deficit, Conte mio! Per fortuna c’è Gentiloni che finalmente ci consola comunicandoci l’entità auspicabile di quella spesa: 1 trilione d’euri.

Avendo Gentiloni parlato da neo Commissario europeo, immagino intendesse il trilione a carico della Ue (cioè che non riguardi solo dell’Italia). La cifra profferita da Gentiloni per l’Ue è in linea con altri suggerimenti internazionali che, per raggiungere le emissioni-zero, sussurrano un impegno planetario, nei prossimi 10 anni, dell’ordine di 3 trilioni (secondo alcuni) o (secondo altri) dell’ordine del 2% del Pil mondiale, che a far cifra tonda, ammonta a 100 trilioni di dollari. Non sapendo né leggere né scrivere, teniamoci alti e vediamo cosa comporterebbe in termini di riduzione di CO2 la spesa planetaria di 3 trilioni di dollari. Vediamo se con essa si pervenga o, almeno, ci si avvicini, all’agognato obiettivo di emissioni-zero per il 2050. Dobbiamo solo esercitare aritmetica da terza elementare. I dettagli li lasciamo alle teste d’uovo che sciorinano illeggibili e prolissi rapporti, osannati poi dai media come “gli esperti dicono…”.

Portate pazienza, ma dobbiamo premettere un lemma: la tecnologia carbon-free più efficiente è quella elettronucleare. Per convincersene, basta considerare che in Italia abbiamo installato 20 GW (gigawatt) fotovoltaici, i cui soli impianti sono costati 100 miliardi. Essi producono 2 GW elettrici, perché il sole non brilla sempre. Ma per produrre 2 GW elettrici sarebbero bastati 2 reattori nucleari con un impegno economico inferiore a 10 miliardi, dieci volte di meno del fotovoltaico. L’eolico costa molto meno del fotovoltaico ma, a parità di produzione e quindi di riduzione della CO2, almeno il doppio del nucleare. Quindi, al di là del fatto che il nuke piaccia o no, esso sarebbe la cosa più furba da fare per evitare la CO2.

Orbene, al costo di 3 miliardi per reattore nucleare, con 3 trilioni s’installano 1000 reattori nucleari, quadruplicando così la dotazione mondiale. Questa, attualmente, evita il 6% delle emissioni, cosicché quando sarà quadruplicata si sarà evitato neanche il 25% delle emissioni: il mondo che oggi emette 100, quando avrà speso 3 trilioni emetterà 75. Purché i 3 trilioni siano impegnati tutti  sul nucleare, perché se entrano in gioco le altre tecnologie questo 25% si riduce a pochi punti percentuali. Sempreché 1) la popolazione mondiale non cresca e 2) i Paesi in via di sviluppo la smetteranno di ostinarsi a perseguire il deprecabile obiettivo di avvicinare il proprio tenore di vita a quello di Greta.

Naturalmente nessuna di queste ultime due cose accadrà, cosicché dopo che il mondo avrà speso 3 trilioni scopriremo che al 2050 le emissioni saranno superiori alle odierne. Si dirà che non si era fatto abbastanza e che bisognerà fare di più. Questi sono i miei pronostici per il 2050. Io non ci sarò per allora, ma da qualche parte in internet questo articolo ci sarà. Come ci sono oggi gli articoli di vent’anni fa coi pronostici, miei e di qualcun altro che s’ostina ad esercitare l’aritmetica, sussurrati in un deserto sovrabbondante di Fichi, Gualtieri, Conti e Gentiloni.

Franco Battaglia, 11 ottobre 2019

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