La politica italiana? Funziona come il gioco dell’oca

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Per capire la politica italiana non è necessario usare grandi concetti di filosofia della politica, basta il gioco dell’oca. Tutti sanno come funziona questo antico gioco popolare: c’è un percorso, diviso in 63 caselle, che i giocatori devono percorrere lanciando ogni volta dei dadi, ma il cammino va sia in avanti sia indietro. Così può accadere che giunti alla casella 62 o sforando alla 64 si ritorni indietro fino alla casella di partenza. Se passiamo dal gioco dell’oca alla scena politica italiana il risultato non cambia. Del resto, il M5S – tanto per fare un esempio calzante – si era presentato come un movimento rivoluzionario, antipartitocratico, antisistema ed è diventato reazionario, partitocratico, e talmente inserito nel sistema da esserne diventato centrale. Oggi i grillini non solo governano (si fa per dire) con il Pd che odiavano fino all’altra sera ma ritengono che sia una buona cosa ritornare alla legge elettorale proporzionale. Vale a dire la legge elettorale della Prima repubblica. Allora, lanciamo i dadi e mettiamoci in cammino.

Siamo nella Prima repubblica, c’è la legge elettorale proporzionale e il sistema dei partiti che Giuseppe Maranini chiamava partitocrazia e Panfilo Gentile democrazia mafiosa. Gli italiani votano e firmano una delega in bianco. Poi a formare il governo ed i governi ci pensano i partiti che sono separati da quello che Ronkey chiamò il “fattore K” ma che poi si adeguano alla cosa fino a diventare “consociativi” con l’esclusione della destra. Il difetto di questo problema è nel principio di irresponsabilità: i partiti fanno tutto e il contrario di tutto ma non ne risponde mai realmente nessuno.

Altro lancio di dadi. Finisce il comunismo in Urss ma in Italia c’è ancora il Pci, cade il Muro, arriva la Bufera di Tangentopoli, la Lega ha Umberto Bossi, Mario Segni s’inventa un referendum sulla legge elettorale e ne viene fuori una nuova legge di carattere maggioritario con un residuo proporzionale: Giovanni Sartori la chiamò Mattarellum dal nome del padre, attuale presidente della Repubblica. Il passaggio dal proporzionale al maggioritario fu una vera rivoluzione, perfino maggiore della “rivoluzione italiana” come Giorgio Bocca, sempre enfatico, chiamò Tangentopoli. Il passaggio dal proporzionale al maggioritario fu sfruttato in modo esemplare da Silvio Berlusconi che creò Forza Italia, “sdoganò” la destra, pose fine al più lungo dopoguerra della storia italiana, superò l’arco costituzionale e fondò la cosiddetta Seconda repubblica che avrebbe dovuto funzionare come una moderna democrazia dell’Alternanza. Detto in due parole: dal principio di irresponsabilità si passava al principio di responsabilità, gli elettori facevano i governi e i partiti si limitavano a controllarne l’operato in Parlamento.

Ancora un lancio di dadi. Le cose, però, non andarono così lisce. Per funzionare la democrazia dell’Alternanza ha bisogno di una reciproca legittimazione da parte delle due classi dirigenti politiche. Invece, la sinistra, che divenne postcomunista solo dopo la fine del comunismo, iniziò subito a usare l’arma dell’antifascismo e ciò che nacque fu la democrazia dell’Altalena dove i due schieramenti si alternavano sì al governo con il consenso popolare ma, a causa della reciproca demonizzazione, non combinavano nulla di buono. Così accadde il peggio.

Ancora i dadi. Arrivarono i grillini che sembravano davvero gli Hyksos: delusi, arrabbiati, sfaccendati, risentiti, manovrati via social da Casaleggio e Grillo mandarono tutti affanculo. Il populismo cresceva e ai grillini si aggiunse la Lega di Salvini che passò dalla secessione al nazionalismo. Si creò una nuova lotta di classe: popolo contro élites. Nacquero nuove parole d’ordine come sovranismo e si inneggiò alla democrazia diretta. Alle elezioni del 2018 il leader grillino Luigi Di Maio dopo aver vinto le elezioni annunciò: “Oggi nasce la Terza repubblica”. I populisti di destra e di sinistra andarono al governo e con un contratto fecero il governo del Cambiamento. La democrazia dell’Alternanza/Altalena non bastava più: era giunta l’ora della democrazia diretta con cui i leaders politici diventavano la voce del popolo che, è noto, è la voce di Dio. Insomma, apriti Cielo. I padreterni in Terra.

Ancora un colpo di dadi. Cosa accade? Si arriva alla casella detta dello “scheletro” che dice: ritorna alla casella numero 1. Così tutto si rovescia: i rivoluzionari son diventati élite, gli antisistema si son sistemati nel sistema, dal maggioritario si pensa di ritornare al proporzionale, e chi voleva la democrazia dei cittadini restaura la partitocrazia. Così il gioco dell’oca ricomincia. Ma in tutto questa storia, riassunta saltando qualche casella, gli Italiani dove sono? Loro lanciano i dadi e sperano che esca fuori il colpo risolutivo che mette tutto a posto. Ma nella realtà il colpo di dadi perfetto che porta d’incanto alla casella 63 non c’è mai. Alla fine gli Italiani, che hanno sempre rifiutato tutte le riforme anti-stataliste e almeno un po’ liberali, non sono innocenti e son destinati a far la fine dell’oca.

Giancristiano Desiderio, 13 settembre 2019

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