Qui la questione si fa seria. Il recente pronunciamento della Corte costituzionale polacca apre uno squarcio nell’impalcatura dell’Unione Europea, finora abituata ad andare col pilota automatico del “volemose bene”. E benché Ursula von der Leyen ostenti sicurezza, la reazioni scomposte di Bruxelles certificano che dalle parti della Commissione c’è qualche timore per gli effetti che potrà produrre la decisione dei giudici di Varsavia.
Polonia vs Ue: cosa è successo?
In sintesi per la Suprema Corte polacca alcune parti della legislazione europea non sono compatibili con la Carta nazionale. In parole loro: “Il tentativo della Corte europea di giustizia di essere coinvolta nei meccanismi legislativi polacchi viola la norme che assegnano la priorità alla Costituzione e le norme che rispettano la sovranità nell’ambito del processo di integrazione europea”. In più, per le toghe guidate da Julia Przylebska, le istituzioni Ue “agiscono oltre l’ambito delle loro competenze”. Un vero e proprio terremoto giuridico.
Il motivo del contendere è l’utilizzo, da parte di Bruxelles, dei Trattati Ue per giustificare l’intervento in ambito politico e legislativo polacco, in particolare sulle questioni – spinose – che riguardano lo Stato di Diritto. Varsavia, così come l’Ungheria di Viktor Orban, è attenzionata su migranti, diritti lgbt, giustizia (mai invece sul più importante dumping salariale). E il braccio di ferro dura ormai da tempo, sia sul piano politico che su quello legale. Da una parte l’Ue contesta la nuova riforma sulla giustizia, che ha cambiato la procedura per la nomina della Corte Suprema polacca e ne minerebbe l’indipendenza. E dall’altra la Commissione ritiene che: 1) il diritto dell’Ue abbia il primato sul diritto nazionale; 2) tutte le sentenze della Corte Ue siano vincolanti per le autorità degli Stati membri, tribunali compresi. I giudici polacchi però non sono d’accordo: l’adesione all’Unione e la firma dei trattati, dicono, non significa conferire alla Corte Ue l’autorità legale suprema. E soprattutto non vuol dire che la sovranità polacca debba essere trasferita a Bruxelles.