La Ripartenza

La profezia di Giordano: “L’Europa è come l’Urss, presto crollerà”. Poi lo scontro sul palco

La quarta tavola rotonda della settima edizione dell’evento “La Ripartenza, liberi di pensare” nato da un’idea di Nicola Porro

Mario Giordano

“Chi comanda in Europa” il titolo della quarta e ultima tavola rotonda della sesta edizione dell’evento “La Ripartenza, liberi di pensare” nato da un’idea di Nicola Porro, direttore e fondatore del sito Nicolaporro.it. Il confronto sul palco del Teatro Petruzzelli di Bari ha visto protagonisti Alessandro Sallusti, Mario Giordano, Giuseppe Cruciani e Veronica Gentili.

“L’Europa crollerà come l’Urss”

Il dibattito quando si parla d’Europa è sempre piuttosto vibrante, a testimonianza della diversità di vedute sul dossier. I fatti delle ultime settimane, post elezioni, hanno gettato benzina sul fuoco, a partire dalle trattative per le poltrone di spicco. Il giudizio di Mario Giordano è assolutamente tranchant, con tanto di profezia esiziale per il Vecchio Continente: “L’Europa così com’è non funziona e non funzionerà. L’Europa è la meno democratica istituzione che c’è, il voto dei cittadini non conta una mazza. I cittadini hanno chiesto una svolta e si ritrovano di nuovo la von der Leyen. Cosa sperate di cambiare? Questa Europa è la cosa più vicina che c’è all’Unione Sovietica e prima o poi crollerà. Inizio a pensare che il voto sia inutile”

“Ue? Eccesso di democrazia”

Per Alessandro Sallusti invece c’è un tema di eccesso di democrazia: “Secondo me c’è un eccesso di democrazia. Il male è che uno vale uno. In nessuna società il socio di minoranza può decidere l’ad o mettere il veto. Orban in queste ore sta andando in giro per il mondo a rappresentare l’Europa, e l’Ungheria ha meno abitanti della Lombardia. E’ impossibile che non ci sia un’Unione europea, perché la storia ci ha insegnato che sono gli imperi a decidere le sorti del mondo. Nessuno Stato europeo può competere con gli imperi di oggi, ossia Cina, India e Russia. Bisogna mettersi insieme ma con un patto, con una maggioranza e una minoranza”.

Lo scontro

La versione di Sallusti non ha convinto Giordano, che ha ribattuto prontamente: “Ammettiamo che sia vero che il gigantismo sia l’unico modo per sopravvivere, ma non così. Questa Europa non può andare avanti. Se neanche di fronte a una richiesta di cambiamento così forte avviene la rivoluzione e anzi assistiamo a un arroccamento, lì mi cascano le braccia. Come si fa a fare quello che dici tu di fronte a un’istituzione nata male, per ragioni finanziarie, e che non riesce a fare nulla di quello che vuole fare”. Ma non è tutto. Opinioni molto diverse anche sulla Russia e sul posizionamento dell’Occidente. “O si fa un accordo o dichiari guerra alla Russia. Per trovare un accordo bisogna dialogare con Putin, che sarà il male assoluto ma con quanti mali assoluti trattiamo ogni giorno?”, il giudizio di Giordano, titubante sul continuo invio di armi, che ha rimarcato come “nessuno voglia trattare con Mosca, appena Orban ci ha provato gliene hanno dette di tutti i colori”. Di tutt’altro avviso il direttore de Il Giornale, che ha rivendicato la scelta di sostenere militarmente Kiev, lanciando una frecciatina al collega: “Tu volevi che la Russia entrasse a Kiev. Altrimenti devi dargli i fucili, altrimenti sei ipocrita”. Immediata la replica di Giordano: “Ma nessuno sta trattando, la parola d’ordine è non si parla con Putin”.

Tra Russia e Usa

Dalla Russia il discorso si sposta sugli Usa, dove a novembre si terranno le elezioni presidenziali. Per Giuseppe Cruciani si tratta di un crocevia fondamentale a livello internazionale: “Stiamo aspettando tutti quello che succederà a novembre. Se Trump vince, chi potrà negare una trattativa con Putin?”. Se il conduttore de La Zanzara non fa misteri del suo tifo per il tycoon, più combattuto Sallusti: “Durante il quadriennio di Trump non c’è stata nessuna guerra e l’economia americana è cresciuta. Ma sono combattuto, perché a Trump non frega niente dell’Europa. E noi saremo in grado di vivere senza l’ombrello protettivo degli Usa? Se ci lasciano in braghe di tela vedremo…”. Sulla stessa lunghezza d’onda Veronica Gentili, secondo cui “in caso di vittoria di Trump la questione ucraina resterà sul capo a noi”: “Il successo di Trump sarebbe la notizia peggiore per Giorgia Meloni”.

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