Il pensiero, privato del materiale sul quale si fonda, ossia la concretezza del mondo reale, si insecchisce, appassisce, diventa autoreferenziale e tecnico-specialistico (e aggiungo: anche e soprattutto quando cerca per sovrapposizione la “interdisciplinarietà”). Anche il linguaggio, aggiunge il filosofo napoletano, si impoverisce e alle immaginifiche metafore dei poeti si sostituiscono le formule vuote e insignificanti di quelle che noi chiamiamo supercazzole. Celiando, verrebbe da dire che l’unica resilienza utile sarebbe quella di non soggiacere a queste sciocchezze, agli idòla fori del nostro tempo. Ma tempo che nessun “piano di ripresa” lo preveda.
Corrado Ocone, 10 marzo 2021