È meglio quindi usare come criterio il numero di decessi o di ospedalizzati? Proviamo a fare un confronto usando lo stesso periodo dell’anno e confrontando quando non si vaccinava (2020) con quando si vaccina (2021).
I morti Covid oggi rispetto a un anno fa, dipendono però in parte, dalle cure adottate e l’anno scorso sicuramente l’esperienza dei medici era minore (basti pensare al disastro dei respiratori che si applicavano a tutti e che secondo l’Oms stesso hanno contribuito alla mortalità eccessiva). Inoltre, spiace notarlo, il fatto che i morti Covid siano in media di 81 anni significa anche che c’è un effetto “harvesting”, come si dice, cioè il numero di persone già molto fragili e anziane vulnerabili si è ridotto quest’anno dopo che circa 100mila sono morte nel primo anno di Covid.
Nel grafico sotto si nota l’eccesso di mortalità UK, e come a inizio 2021 c’è stato un picco “anomalo” di decessi con vaccinazioni già in corso da un mese su soggetti fragili esemplificati sopra
Fonte: https://www.euromomo.eu/graphs-and-maps
Nel fare allora il confronto con l’anno scorso le ospedalizzazioni sono forse il criterio più adatto, più dei contagi sicuramente e forse anche più dei morti. Riassumiamo qui i pazienti Covid in terapia intensiva Icu in Uk in quest’anno e l’anno scorso.
Fonte: https://ourworldindata.org/covid-hospitalizations
Questi semplici dati mostrano una cosa che nessun Istituto potrà contestare: dopo che il 52% della popolazione è stata pienamente vaccinata e il 68% è in parte vaccinata, le ospedalizzazioni Covid sono triplicate e quelle totali raddoppiate.
I sostenitori ad oltranza di questi vaccini sperimentali dicono che i vaccini hanno salvato decide migliaia di vite: “hanno evitato l’80% di decessi che ci saremmo potuti attendere”. Queste è la litania quotidiana, ma si finge di non sapere che anche l’anno scorso, con l’arrivo del caldo e dell’estate i morti, contagi e ospedalizzazioni erano crollati come i dati testimoniano. Quest’anno i morti sono crollati già da aprile e c’era la vaccinazione, ma se si osservano i dati da giugno, questi si sono ridotti meno dell’anno scorso. E così per gli ospedalizzati, che, come detto, sono forse il criterio più obiettivo.
Non è possibile quindi dire che i vaccini abbiano ridotto dell’80 o 90% la mortalità, perché una diminuzione simile in questo periodo si era verificata anche l’anno scorso senza vaccini. Confrontare per un virus influenzale che attacca i polmoni la mortalità in primavera-estate con quella in inverno, non sembra corretto e si rischia di falsare i dati. In parole povere ci si sta dimenticando che l’anno scorso da maggio in poi la mortalità nonché i contagi e ospedalizzazioni erano crollate del 95%. Ma vi è di più.
Non solo. Come si è visto, la Covid-19 ha una mortalità quasi inesistente sotto i 50 anni (e molto bassa in realtà anche fino a 65-70 se non sei già malato). I report “yellow card” sui casi avversi susseguenti alla vaccinazione indicano circa 1,500 morti in UK. In USA i morti segnalati ufficialmente nel report VAERS sono arrivati ora a 11mila, senza contare alcune migliaia di casi di disabilità permanente. Normalmente, il sistema VAERS americano riporta 200 morti tra i “casi avversi” post vaccinazione influenzale e vaccinazioni per bambini e militari l’anno. Dal 1990 a Novembre 2020 sul VAERS si contavano 6145 morti per tutti i vaccini somministrati negli USA in trenta anni. Da Dicembre 2020 a ora: i morti sono quasi 11mila solo per vaccini Covid.
Fonte: https://www.openvaers.com/covid-data
A differenza dei morti Covid che sono di età media di 79 anni in USA e 81 anni in Italia e UK, i morti connessi alla vaccinazione sono distribuiti in tutte le fasce di età. La probabilità di morte per un adulto o giovane (non già malato) con il Covid è dell’ordine di 1 su 1,000.
Per l’80 o 85% della popolazione non esiste quindi un vero rischio Covid e quindi un motivo per vaccinarsi; esiste invece con la vaccinazione un rischio di finire tra i “casi avversi” letali. La maggioranza della popolazione viene invitata a essere solidali con i loro concittadini anziani o malati, vaccinandosi e prendendo così anche un rischio staticamente piccolo, ma reale (i morti riportati tra i “casi avversi” sono migliaia). Dire che devi però vaccinarti a 30 anni lo stesso, rischiando anche qualcosa per proteggere gli 80enni, è ora inficiato proprio dagli altri dati inglesi, quelli sui contagi che stanno esplodendo di nuovo. L’Inghilterra, che ha vaccinato prima e più degli altri, di colpo ora mostra un boom di contagi, al momento sono intorno a 35 mila al giorno e in decisa ascesa, mentre l’anno scorso in luglio erano intorno ai 1,000 al giorno.