La Rai e Gerusalemme: i giudici sviolinano i palestinesi

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Che la magistratura italiana, da Palamara in poi, non stia passando un periodo felice è sotto gli occhi di tutti, per questo infierire è come sparare sulla Croce Rossa. E anche se è bene ribadire che la grande maggioranza dei giudici fa del suo meglio per amministrare la giustizia in una situazione generale oggettivamente complicata e delicata, non mancano mai, neanche in questo periodo in cui il loro lavoro è sotto la lente di ingrandimento dell’opinione pubblica, sentenze che continuano a minare la già scarsa fiducia rimasta.

Ciò che è successo al tribunale di Roma ha dell’incredibile e conferma che ci vorrà ancora tanta pazienza prima che questo triste momento passi completamente, perché con una sentenza, che non si può non discutere, i giudici del tribunale di Roma hanno stabilito che Gerusalemme non è la capitale di Israele e lo hanno fatto motivando la decisione con la risoluzione adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, organo che rappresenta tutti gli stati del mondo.

Decisione, è necessario ricordarlo, unica nel suo genere. Perché mai prima di allora le Nazioni Unite si erano arrogate il diritto di decidere quale potesse o non potesse essere la capitale di uno Stato. Secondo questa sentenza la Rai, Radiotelevisione Italiana, è stata condannata per non aver dato un’informazione corretta e dovrà modificare ciò che è stato detto durante la trasmissione televisiva l’Eredità, e cioè che Gerusalemme, la città di Re David, quello che uccise Golia e progettò il grande Tempio, non è la capitale di Israele. Indubbiamente si tratta di una sentenza che entra a gamba tesa su temi internazionali e in un territorio squisitamente politico, così facendo i giudici hanno sentenziato su una materia che non è assolutamente di loro competenza. La sentenza è da rivedere per il semplice fatto che Gerusalemme è stata la capitale di Israele dalla sua fondazione fino alla distruzione del Tempio da parte delle legioni di Roma e, nella storia recente, Gerusalemme, o una parte di essa fino alla riunificazione del 1967, è stata ed è la Capitale di Israele dal 1948 in poi.

Per capire che la Rai non aveva sbagliato bastava aprire un qualsiasi libro di storia in camera di consiglio per scoprire che nella guerra del 1948 le truppe giordane avevano invaso solo la parte vecchia della città, mentre il resto è sempre stato in mano israeliana. Sarebbe bastato informarsi per capire che chi sta facendo informazione sbagliata sono le organizzazioni a favore della Palestina che hanno alzato una questione che non ha senso per due motivi fondamentali: il primo è che uno stato di Palestina non è mai esistito e anche che attualmente non esiste, pertanto Gerusalemme non può essere la capitale di uno stato che non c’è.

Attualmente Ramallah è la capitale dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) che governa su parte dei territori contesi della Giudea e della Samaria solo grazie agli accordi di pace di Oslo per altro già da tanto tempo falliti, mentre Gaza City è la capitale della Striscia di Gaza governata da Hamas. E il secondo è che un eventuale status che preveda la sovranità su alcuni quartieri a est della città di un eventuale Stato palestinese saranno decisi da accordi internazionali, non certo da una sentenza di un tribunale italiano.

Gerusalemme è la capitale di Israele perché gli unici che governano dalla città santa sono gli israeliani che lì hanno il Parlamento, la sede del governo, la sede della Presidenza dello Stato e la Corte suprema. Anche se la maggior parte delle nazioni continuano ad avere le loro ambasciate e uffici consolari a Tel Aviv, tutti gli ambasciatori e consoli delle nazioni che intrattengono relazioni diplomatiche con Israele, Italia compresa, per presentare le loro credenziali debbono chiedere udienza la presidente e, una volta ottenuta, andare a Gerusalemme per avere gli accrediti. Noi israeliani siamo ormai abituati a sentire chiacchiere senza senso su scala internazionale che delegittimano la nostra indipendenza, le sentiamo tutti i giorni, da troppi anni a questa parte sulla stragrande maggioranza dei giornali e delle televisioni di quasi tutto il mondo e le abbiamo sentite anche nelle sedi più importanti della politica internazionale come ad esempio l’Onu con le sue votazioni a maggioranza bulgara contro Israele.

I rappresentanti del blocco delle nazioni arabe o filoarabe, infatti, sono sempre pronti, 24 ore su 24, a spingere il pulsante che condanna Israele. Non importa quale sia il motivo o l’eventuale discussione avvenuta in aula, basta condannare lo Stato ebraico per farlo sempre più sembrare, davanti agli occhi della comunità internazionale, il nemico da abbattere. La collezione di inutili condanne è sempre più ricca di altrettante inutili votazioni che secondo qualcuno dovrebbe preparare il mondo alla cancellazione di uno Stato la cui indipendenza è stata decisa proprio con una votazione delle Nazioni Unite che oggi vorrebbe cancellare se stessa. Per non parlare poi dell’Unesco che si è coperta di ridicolo quando ha negato il legame millenario degli ebrei con Gerusalemme. Sì sembra assurdo, ma l’Unesco ha avuto il coraggio di negare il legame degli ebrei con la città dove sorge il muro occidentale, il luogo più sacro dell’ebraismo, e lo ha fatto indicando i luoghi santi con il solo nome arabo.

La sentenza del tribunale di Roma, di fatto, nega anche lei il diritto di una nazione a scegliersi la propria capitale: credo sia la prima volta che accada una cosa del genere. La speranza è che la Rai ricorra contro questa sentenza e non accetti di essere bacchettata anche quando ha ragione. Sono però pronto a scommettere, sperando di perdere, che presto assisteremo alle scuse in diretta da parte del conduttore e di tutti i dirigenti impegnati nel caso, con la cenere in testa e un pacco pieno di ‘politicamente corretto’ fra le mani.

Rimane che comunque vada a finire il popolo di Israele continuerà, come ha sempre fatto e nonostante ciò che si dice o si sentenza, a considerare Gerusalemme sua capitale unica e indivisibile e, nel frattempo, ad aspettare con pazienza che il vento giri e il mondo incominci a ragionare con onestà politica e storica e non per interesse o ideologia. Perché come diceva Eduardo De Filippo… Ha da passà ‘a nuttata.

Michael Sfaradi, 7 agosto 2020

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