L'omicidio di Giulia Cecchettin

La rassegnazione (e la strategia) di Filippo Turetta

L’interrogatorio in carcere a Verona. L’assassino confessa: “Voglio pagare quello che sarà giusto”

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filippo turetta

Nel carcere di Verona, martedì mattina, il giovane Filippo Turetta ha consegnato agli inquirenti le dichiarazioni spontanee che molti aspettavano. “Sono affranto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità. Voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata”. Queste le parole che Turetta, difeso dall’avvocato Giovanni Caruso, ha scelto di pronunciare di fronte ai magistrati veneziani.

Durante l’interrogatorio di fronte al gip Benedetta Vitolo, Turetta ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere e si è limitato a fare dichiarazioni. Si è presentato con gli occhi lucidi e ha confessato di avvertire la necessità di un po’ di tempo per elaborare quanto successo. Nonostante ciò, ha dichiarato: “Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera”.

Turetta davanti al giudice non ha mai menzionato Giulia Cecchettin e non ha mai rivolto alcuna parola alla famiglia della sua ex fidanzata. Ma sembra intenzionato a scontare la pena per quello che ha fatto. Una indicazione è arrivata dalle decisioni assunte dall’avvocato Caruso che non ha presentato alcuna richiesta di revisione della misura cautelare in modo meno afflittivo (domiciliari) né intende fare ricorso al Tribunale del Riesame per contrastare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E sono scelte particolari, non molto comuni in un processo che sarà ancora tutto da celebrare. Una strategia per evitare l’accusa di premeditazione? Possibile.

Le mosse difensive di Turetta potrebbe infatti concentrarsi sul vizio di mente, sottoponendo dunque il giovane ad una perizia psichiatrica (anche se l’avvocato – al momento – non si è sbilanciato sul tema). O comunque l’obiettivo potrebbe essere quello di puntare sul “raptus”, cioè “quello che è scattato in me quella sera”, così da escludere la pianificazione del delitto. Al momento, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, non sono state contestate ulteriori aggravanti al 21enne da parte del procuratore Bruno Cherchi. Prima di procedere, infatti, i pm attendono la conclusione delle analisi forensi e i risultati dell’autopsia a cui verrà sottoposto venerdì il corpo della vittima. Il 21enne è accusato di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona. La Procura sostiene che Turetta abbia pianificato l’omicidio, basandosi su numerosi indizi, tra cui l’acquisto di scotch online poco prima dell’omicidio. Questo nastro adesivo sarebbe stato utilizzato da Turetta per impedire a Giulia di urlare durante l’aggressione, che avrebbe durato circa 25 minuti e durante la quale l’assassino avrebbe colpito la vittima con una ventina di coltellate.

La famiglia di Giulia vorrebbe che venisse riconosciuto anche lo stalking messo in atto da Filippo nelle ultime settimane di vita della ex fidanzata. Giulia aveva confidato delle difficoltà del loro rapporto in un messaggio vocale inviato alle sue amiche e poi diffuso dal programma “Chi l’ha visto”. In questo messaggio, Giulia esprimeva il desiderio di liberarsi di Filippo, che a sua detta aveva iniziato a pesare su di lei. Di sicuro, secondo la famiglia il fatto che Filippo sia fuggito per mille chilometri, che abbia gettato il corpo in un dirupo al lago di Barcis, che abbia tentato di coprirlo con due sacchi neri in una grotta, mal si conciliano con l’ipotesi del raptus. E anche con la dichiarazione resa ieri secondo cui “fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare”.

Franco Lodige, 29 novembre 2023

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