Le tv di Israele dicono “abbiamo ammazzato 8,326 mila terroristi“, cioè 8 mila palestinesi, tra cui ci sono anche miliziani di Hamas.
Dopo 3 settimane, Israele ha pubblicato il numero dei suoi morti, con nome, cognome e foto per quasi tutti e lo leggi sui giornali israeliani. Se conti bene, sono 900 non 1.400 come i media italiani continuano a ripetere. Sotto i 14 anni ne puoi contare sei (tra i 5 anni e i 13 per la precisione), non i “40 decapitati” di cui parlano tutti i media. Circa un terzo almeno sono soldati e il 90% sono giovani in età militare, di anziani ne vedi pochissimi. Ripetiamo che è una lista aggiornata che si legge sui giornali israeliani con nome, cognome e foto.
In base quindi ai dati forniti nei giornali israeliani, la proporzione sarebbe di circa 9 palestinesi morti per un israeliano morto. Il problema è che il 40% della popolazione di Gaza è sotto i 14 anni e degli 8 mila morti finora solo circa 1.500 erano miliziani di Hamas. Per cui, anche senza dare credito ai dati dei palestinesi, ma ragionando sulla demografia di Gaza, probabilmente, almeno 2.500 ragazzini e bambini sotto i 14 anni sono morti sotto le bombe. Finora di ragazzini e bambini israeliani ammazzati se ne possono contare sei nelle liste pubblicate coi nomi dai giornali israeliani. Sembra quindi che 2.500 (almeno) palestinesi sotto i 14 anni siano morti contro 6 ragazzini o bambini ebrei. Cioè circa 400 bambini palestinesi morti per uno israeliano.
Questo è accettabile? Molti paesi nel mondo se lo chiedono, meno in Europa e negli Stati Uniti. Eppure, sia concessa una breve riflessione. Se si contassero i tedeschi morti nei bombardamenti della Seconda guerra mondiale alcune centinaia di migliaia erano minorenni e invece di ragazzini inglesi non ne sono quasi morti sotto i bombardamenti per cui la proporzione era molto più alta. Persino in Italia a Napoli, Milano, Verona ad esempio, intere scolaresche sono state sterminate nei bombardamenti che colpivano il centro delle città italiane in pieno giorno. A Napoli i bombardamenti alleati hanno fatto circa 20mila morti e tra loro ovviamente c’erano molti minorenni.
Agli inglesi questo non è praticamente mai successo. Ma non è una giustificazione perché non era necessario in alcun modo dal punto di vista militare, come tutti gli storici riconoscono. Nessuno storico sostiene che questi bombardamenti di civili hanno accelerato la resa della Germania. Per cui dire “ma anche nella Seconda guerra mondiale si bombardavano i civili” è semmai un motivo per ridiscutere ora questo aspetto, non per dire che bisogna ripeterlo.
Nel caso di Hamas, per 17 anni ha sempre subito perdite senza mai riuscire a colpire più di cinque o al massimo dieci israeliani all’anno coi loro razzi o incursioni, se guardi i dati Onu. Circa 6.400 mila palestinesi invece sono stati uccisi secondo l’Onu dal 2008.
Per qualche motivo un po’ difficile da comprendere il 7 ottobre Israele non ha praticamente opposto resistenza quando Hamas ha forzato le barriere e ha subito per la prima volta nella storia centinaia di morti. Adesso però di nuovo Hamas è bloccato, come lo è sempre stato, data la schiacciante superiorità militare israeliana. Non esiste quindi una necessità militare urgente di massacrare migliaia di civili palestinesi per ammazzare tutti i militanti di Hamas. Per 17 anni la situazione era sempre che Hamas lanciava razzi rudimentali che facevano due o tre morti e periodicamente, come nel 2008 e 2014, Israele bombardava pesantemente e faceva, rispettivamente, 1.300 e 1.100 morti a Gaza. Adesso Israele ha fatto 8mila morti e il conto dei morti continua a salire ogni giorno. La cosa lascia in larga parte indifferente l’Occidente cristiano, ma nella maggior parte dei paesi del mondo si nota che la rappresaglia è dell’ordine di 10 a 1 ed è ancora molto più alta se si considerano i bambini e ragazzini.
Dire, infine, che Israele va difeso perché è comunque uno stato di diritto (ammesso che lo sia, per quanto riguarda la divisione dei poteri sino a pochi mesi fa il governo israeliano veniva molto criticato per la sua riforma della giustizia) non cambia il dato di questa rappresaglia che sorpassa qualsiasi criterio di proporzionalità.
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 1° novembre 2023