La regia cinese dietro il patto tra Russia e Nord Corea

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Migliaia di militari nordcoreani sbarcano in Russia per dare manforte alle truppe di Putin impegnate nella guerra contro l’Ucraina. Più di diecimila unità secondo quanto riferisce il Pentagono, giunte nelle ultime ore nella Russia orientale per essere adeguatamente addestrate e poi essere schierate nella regione di Kursk dove l’esercito russo sta incontrando non poche difficoltà nel respingere le incursioni delle forze ucraine. In cambio del sostegno alla causa russa, Pyongyang dovrebbe ricevere da Mosca tecnologia militare e ulteriore supporto per aggirare le sanzioni internazionali che gravano come un macigno sull’economia nordcoreana.

Questi sarebbero i termini del patto di ferro siglato tra Kim Jong-un e Vladimir Putin per rafforzare la cooperazione militare tra i due paesi. Un accordo prontamente definito dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, “una minaccia per la sicurezza della regione dell’Indo-Pacifico e dell’Euro-Atlantico” che fa segnare “una significativa escalation nel coinvolgimento della Corea del Nord nel conflitto”. Sulla stessa lunghezza d’onda di Rutte, anche il presidente americano Joe Biden, che sottolinea come la presenza di truppe nordcoreane in Russia rappresenti un evento “molto pericoloso”. Di diverso avviso invece il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, secondo cui l’accordo in questione non violerebbe in alcun modo il diritto internazionale e sarebbe il frutto di una “posizione aperta e onesta” da parte della Federazione Russa, molto di più di quanto non lo sia quella dei paesi del blocco occidentale.

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Nonostante i moniti di Usa e Nato, Putin e Kim scelgono dunque di andare dritti sulla via della cooperazione militare definita “illegale” e “pericolosa per le sorti del mondo” dal governo dell’altra Corea, quella del Sud, che ha denunciato pubblicamente i potenziali rischi connessi al patto sottoscritto da russi e nordcoreani. E la Cina? Qual è la posizione di Pechino rispetto al patto militare tra Mosca e Pyongyang? È credibile che Kim abbia stretto un simile accordo con Putin senza interpellare il governo della Repubblica popolare? Difficile. Perché nonostante da Pechino fingano furbescamente di ignorare la questione (il ministro degli Esteri cinese Lin Jian si è limitato ad affermare di non essere a conoscenza dei fatti), e continuino a ripetere che la posizione della Cina in merito al conflitto in Ucraina preveda un allentamento della tensione e un impegno verso una soluzione politica, rimane comunque assai complicato credere alla narrazione secondo cui Xi Jinping non fosse a conoscenza dell’accordo tra Putin e Kim.

La Cina è infatti tutt’ora il principale partner strategico e commerciale di Pyongyang, condivide con la Corea del Nord un confine di oltre 1400 kilometri, e non può assolutamente permettersi di perdere il controllo dell’alleato nordcoreano proprio adesso che tendono sempre più ad acuirsi le tensioni nel Pacifico. Di più: Pechino e Pyongyang hanno recentemente celebrato “l’anno dell’amicizia”, evento concomitante con il 75esimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, e a margine dell’ultimo vertice Brics Xi Jinping ha pubblicamente rivendicato l’amicizia “indissolubile” che lega la Repubblica popolare a Mosca.

Per tutte queste ragioni, nonostante i silenzi, le smentite di rito e la solita ambiguità del governo cinese, risulta alquanto verosimile che l’accordo militare tra Putin e Kim sia stato preventivamente condiviso con Pechino e poi avallato da Xi Jinping. Contrariamente, neppure un solo militare al servizio di Pyongyang avrebbe mai potuto varcare il confine nordcoreano e mettere piede nel territorio russo.

Salvatore Di Bartolo, 1° novembre 2024

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