In una recente intervista rilasciata al giornale tedesco Die Welt, il Generale Robert Brieger, massimo vertice militare dell’Unione Europea, sembra mettere la pietra tombale sulle possibilità dell’Ucraina di riprendersi i territori perduti e, quindi, l’agognata Crimea. Lo dicono i fatti, che vedono la controffensiva di Kiev arenarsi di fronte alle difese russe ben costruite. E lo conferma l’analisi del generale secondo cui l’Occidente non dovrebbe farsi troppe illusioni sulla guerra in Ucraina.
Brieger non usa mezzi termini. “Previsioni sul conflitto militare? Inutile farle”, dice in modo secco mandando un monito ai tanti che nei mesi scorsi avevano decantato la controffensiva degli uomini di Zelensky. Inutile fare previsioni perché le informazioni sono difficili da decifrare. Per esempio: neppure l’uomo con le stellette, che a naso dovrebbe avere accesso a rapporti militari approfonditi e forse non noti alla pubblica opinione, sa dire con precisione quanti soldati abbiano perso in combattimento la Russia e l’Ucraina. “Le informazioni sulle perdite differiscono fino al 300 – spiega – E le fonti sono tutte attendibili”. Come a dire: né dal fronte di Mosca né da quello di Kiev arrivano report precisi, dettagliati, sicuri sulle forze in campo e sulle perdite. E comunque le cose non vanno come si sperava.
“L’Ucraina non ha ancora guadagnato spazio – spiega Brieger al Welt – Sarei anche cauto nell’aspettarmi una svolta da parte delle forze ucraine attraverso le difese russe. Il numero di brigate a disposizione di Kiev per l’offensiva è gestibile. D’altra parte, la Russia aveva mesi per costruire linee di difesa densamente scaglionate e ben sicure. Resta una guerra di logoramento, che al momento non mostra alcun vincitore. Sarebbe auspicabile che questa guerra finisse con una vittoria militare per l’Ucraina, ma ciò non può essere previsto”.
In altre parole: se gli alleati della Nato non faranno sforzi in più, e non solo con gli F-16 promessi a Zelensky (entro un paio di mesi, secondo il Pentagono), è difficile immaginare che Kiev possa avere la meglio. Podolyak, consigliere del Presidente ucraino Zelensky, continua a dire che “c’è solo una via d’uscita: Putin deve perdere militarmente e restare senza nulla”. Il che significa, vista da Occidente, “armi, armi e ancora armi”. Già, ma fino a quando? La simpatia delle opinioni pubbliche europee ed americane verso Kiev è fuori discussione. Ma sta scemando la propensione a inviare ancora missili e bombe per allungare un conflitto che sembra senza fine. Inoltre le elezioni Usa sono alle porte e non è escluso che Biden possa in un certo senso porre un limite a Zelensky.
Da settimane ormai alti funzionari americani, osservatori e analisti iniziano a riflettere su possibili trattati di pace e concessioni territoriali da parte di Kiev alla Russia. Secondo fonti Usa ed europee, nei primi mesi di attacco ucraino sarebbe stato danneggiato il 20% delle forniture militari inviate. La strategia di Kiev si è trasformata: dagli attacchi via terra a quelli con i droni, soprattutto in territorio russo. Grande impatto mediatico, ma poca sostanza militare. Pure Jake Sallivan, consigliere alla sicurezza nazionale di Joe Biden, non si sbilancia in previsioni di fronte a una guerra ormai “imprevedibile”. “Resta da chiedersi – sentenzia Brieger – se la piena sovranità dell’Ucraina possa essere ripristinata con i mezzi disponibili. Il capo di stato maggiore americano Mark Milley aveva già sollevato la questione”.
Il problema, per l’Ucraina, è che la Russia sembra avere la capacità “di continuare la guerra per molto tempo”. E le sanzioni, che dovevano fiaccarne la forza, si stanno rilevando ininfluenti sul campo militare. “La Russia dispone di un’enorme massa di armi e di un’enorme riserva di forze potenziali – spiega il generale dell’Ue – Su questi punti la Russia è chiaramente superiore all’Ucraina. Le forze armate ucraine, d’altro canto, si distinguono per il loro ammirevole morale, coraggio e resistenza”.