Quanto alla seconda issue, il green pass, non se ne esce, anzi Draghi sembra sempre più rigido nel mantenerlo e persino potenziarlo. Scienziati ultrà come Lopalco lo vogliono “anche per respirare”, Speranza non chiede di meglio e il suo vice, Sileri, ne ipotizza il ricorso “almeno fino all’estate prossima” dietro ricatto di nuove chiusure. Le piazze ribollono di proteste, ma senza conseguenze apprezzabili anche perché si risolvono in liturgie che non disturbano davvero nessuno. A Trieste il Brancaleone Puzzer un po’ piange, un po’ canta e fonda e affonda un comitato la settimana: le intenzioni saranno pure nobili, ma i risultati sono non pervenuti. Ora, non potendo ragionevolmente invocare una guerriglia di tipo terroristico, che fare? Servono certamente forme di protesta non violente ma allo stesso tempo incisive; una potrebbe essere uno sciopero generale, generalissimo del lasciapassare. Utopistico, forse, ma se davvero il Paese non vuole ritrovarsi incatenato e, chissà, stritolato da nuovi coprifuoco, non si vede quale altra scelta adottare se non la coesione sociale nel rifiuto.
Una rinuncia al green pass dovrebbe unire tutti o almeno la stragrande maggioranza, che il QR ce l’abbiano oppure no: tu mi vieti il transito, l’accesso, il viaggio, il lavoro? Bene, ne prendo atto, però siamo milioni e milioni e anche chi potrebbe sfoderarlo, il QR, ne fa a meno. A quel punto il Paese si paralizza, però la responsabilità ricade tutta sul governo, perché se il grosso del popolo rifiuta una norma repressiva, o il governo ne prende atto oppure conclama la sua attitudine autoritaria. Ma a quel punto non ha più vie di uscita se non instaurare una improbabile dittatura militare. Comunque un rischio da accettare in luogo di una dittatura progressiva, strisciante, morbida ma micidiale come le spire di un boa. Tutto il resto, le fiaccolate, i cori, le gite del sabato coi cartelli, è molto coreografico, molto sentimentale, otto-novecentesco, ma ha dimostrato di non risolvere niente, anzi di rafforzare il regime che piace, per ragioni diverse, alla Cina di Xi e all’America di Biden che incita Draghi, “vai avanti”. Avanti verso un sicuro strapiombo.
Max Del Papa, 1° novembre 2021