Cronaca

Ultima ora

La rivolta dei trattori anti-green alza il tiro: bloccato l’accesso all’A1

Gli agricoltori in protesta contro le politiche Ue: “Non siamo inquinatori”. Dopo Germania, Francia e Belgio, la ribellione approda anche in Italia

Trattori rivolta italia A1

Una massiccia protesta di agricoltori ha portato alla chiusura del casello autostradale di Orte. Partendo da 60 mezzi agricoli, la protesta è salita a oltre 100 partecipanti che hanno bloccato l’accesso all’autostrada e hanno costretto i mezzi pesanti a fermarsi intorno alla rotatoria di fronte all’uscita. “Aspettiamo l’arrivo di una troupe che faccia una diretta su una rete pubblica nazionale – dice Antonio Monfeli, organizzatore del presidio – se non dovesse arrivare noi rimarremo qui fino alle 18 di domani poi, andremo a Roma, per protestare anche lì vicino ai palazzi del potere”.

Le proteste degli agricoltori

Non si tratta di un evento isolato. La protesta degli agricoltori è un fenomeno in crescita in Italia, in risposta a quello che percepiscono come una minaccia alle loro libertà lavorative ed economiche. Agli agricoltori non piace l’influenza normativa dell’Unione Europea, in particolare la sua enfasi sull’ambiente.

La rivolta in tutta Europa

Questa protesta ha seguito altre manifestazioni di agricoltori in tutta Europa, tra cui l’Olanda, il Belgio, la Francia e la Germania. Questo tipo di proteste si sono recentemente diffuse anche in Italia, con blocchi stradali a Bologna, Sicilia e Viterbo. Gli agricoltori delle regioni dell’Emilia Romagna, della Sicilia e del Lazio hanno espresso la loro frustrazione per le politiche dell’UE, bloccando le strade con i loro trattori e organizzando manifestazioni di massa.

Nel mirino c’è il Green Deal dell’UE, una politica che gli agricoltori ritengono sia incentrata su un ambientalismo ideologico piuttosto che su politiche concrete e sostenibili. Ma a preoccupare gli agricoltori sono anche i costi di produzione esagerati e basse remunerazioni, che rischiano di terremotare un intero settore. “Ci stiamo battendo per una giusta remunerazione che viene ostacolata da norme europee, come quella sull’obbligo di non coltivare il 4% dei terreni – sostiene Steven Tuffi, 27 anni, titolare di un’azienda agricola con vacche da latte a Frosinone – Noi vogliamo tutelare i prodotti italiani e sfatare l’opinione che gli agricoltori inquinano quando invece siamo i custodi dell’ambiente. Noi stiamo scendendo in piazza senza bandiere sindacali perché le associazioni a cui aderiamo non sono riuscite a raggiungere determinati obiettivi e ci siamo rotti le scatole. Il latte che proviene dall’estero viene venduto come italiano e questo è intollerabile, inoltre la filiera guadagna ma al produttore arriva ben poco”.

Cosa chiedono gli agricoltori

Altri raduni sono previsti per il 30 gennaio in Lombardia, in Toscana e in Sardegna organizzati dal movimento “Riscatto Agricolo”. Mentre mercoledì prossimo dovrebbe scendere un altro gruppo a Verona in occasione della Fieragricola. “Ci sono questioni che riguardano la politica europea ma molte vanno affrontate anche a livello nazionale come il fatto che venga riconosciuto un costo di produzione, fermo dal 2019”, afferma all’Adnkronos Giorgio Bissoli, veronese e portavoce di un movimento di base dal titolo “Uniti si vince”. Remo Roncari, 52 anni, commerciante veneto di materie prime, sempre all’Adnkronos ha spiegato cosa spinge i contadini a scendere in strada: “Il mercato sta cambiando per via delle massicce importazioni di prodotti agricoli come il mais che fanno abbassare i prezzi delle nostre produzioni mentre non si sono abbassati i costi produttivi e gli agricoltori non ce la fanno – spiega – e quello che ci fa anche innervosire è che il prezzo al consumo non si è abbassato”. Poi ci sono le tasse, dall’Imu all’Irpef, senza dimenticare la spada di Damocle del costo del carburante agricolo: se anche in Italia avvenisse ciò che sta accadendo in Germania e Francia, dove in nome del green si eliminano gli incentivi, il rischio è che arrivi la mazzata finale.

Rivolgendosi al ministro Lollobrigida, che a Castello Orsini di Avezzano (L’Aquila) ha incontrato un gruppo di agricoltori arrivati dai presidi di Pescara e delle province di Teramo e L’Aquila, l’imprenditore Roberto Rosati è stato chiaro: “La figura dell’agricoltore in Europa sta per scomparire. Le garantisco che noi non siamo collegati con nessuno. Noi siamo agricoltori. Noi veniamo da una pandemia e 2 guerre attualmente l’aumento dei costi ha portato i concimi a 100 euro e ne paghiamo le conseguenze”. Non solo. “La riforma Pac dal prossimo anno impone una rotazione che ci vuole un ingegnere per capirla”, poi ci sono gli annosi problemi coi cinghiali e tutto il resto. “Noi non siamo ‘no green’ però lasciateci fare gli agricoltori e i contadini.. lo sappiamo che i problemi principali sono in Europa”.

Franco Lodige, 27 gennaio 2024

Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).