Scindere i romagnoli dalla loro terra vorrebbe dire cancellarne l’identità che affonda le proprie radici nella secolare civiltà contadina e marinara. La Romagna è stata l’emblema del boom economico, con la sua riviera che è diventata un simbolo inventando un nuovo modello di turismo. Il romagnolo non ama piangersi addosso, è un uomo del fare, sempre pronto a reinventarsi, a trovare l’idea semplice ma geniale, è una persona onesta ma anche furba, qui prosperarono i bizantini, tra i più abili mercanti che la storia ricordi, ed ha compreso che le esigenze dei turisti sono cambiate rispetto a venti o trent’anni fa adattandosi e puntando ancor di più sull’efficienza e sulla qualità dei servizi.
Ma tutto ciò non sarebbe sufficiente se non ci fosse la romagnolità, quell’orgoglio che caratterizza tutti i romagnoli alla vista dell’azdora che prepara con le proprie mani i cappelletti e che dopo qualche bicchiere di Sangiovese fa intonare a squarciagola Romagna mia mentre forlivesi, riminesi, cesenati e ravennati si abbracciano accomunati dall’amore per la Romagna solatìa, dolce paese.
Francesco Giubilei, 12 luglio 2019