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La guerra in Ucraina

La Russia trova il trucco per aggirare le sanzioni sul petrolio

L’Occidente pensa all’embargo del petrolio russo. E Mosca studia rotte alternative

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Mosca ha ideato un “sistema speciale per esportate le materie prime verso la Cina, l’India e gli Emirati Arabi aggirando le sanzioni dell’Occidente. La Russia ha deciso di puntare sui mercati orientali, con la Cina, l’India e gli Emirati Arabi Uniti testa come acquirenti, a prezzi “calmierati” del greggio. La scelta sembra presentarsi come una risposta a fronte dell’imminente embargo sul petrolio russo su cui i Paesi comunitari non hanno ancora trovato un accordo. I promotori della misura, come il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, ritengono però che a giorni l’Ue potrebbe muoversi in tal senso, tagliando le forniture da Mosca.

Così a Est aggirano le sanzioni 

Mentre sempre più compagnie di logistica abbandonano la Russia per timore delle conseguenze in termini negativi sull’economia per le sanzioni imposte dall’Occidente, stanno nascendo nuove tratte per trasportare il greggio dagli Urali. Le nuove strategie e tecniche per trasportare il petrolio sono più costose e rischiose, ma dalla Cina c’è chi è disposto a pagare un costo elevato per garantire un flusso costante di importazioni. E così a Est si aggirano le sanzioni dell’Occidente. Il greggio sta viaggiando adesso verso la Cina partendo dal porto petrolifero russo di Kozmino, a 85 chilometri a Sud Est di Vladivostok, e raggiungendo la Corea del Sud. Lì i carichi vengono trasferiti su maxi petroliere che poi arrivano nella potenza orientale. Un sistema di navi ponte che sostituisce le vecchie tratte dirette e risolve il problema della mancanza di grandi navi cisterne in Russia.

Il Paese ha costi estrattivi del petrolio molto bassi, e può permettersi di vendere le materie prime a prezzi decisamente inferiori rispetto ai concorrenti e sotto le cifre del mercato, con il greggio quotato a 100 dollari al barile nelle Borse internazionali. L’asse tra Pechino e Mosca però non riguarda solo gli accordi per l’oro nero, ma potrebbe ridisegnare gli equilibri geopolitici ed economici dell’intero globo.

I concorrenti della Russia

L’operazione sembra però essere a discapito di Iran e Venezuela. Anche Teheran ha usato la Cina per sfuggire alle sanzioni occidentali, e finora è stato il primo fornitore di petrolio. Tuttavia la materia prima persiana è di una qualità inferiore rispetto a quella che arriva dagli Urali, che ha meno contenuto di zolfo e quindi può essere raffinata molto più velocemente. È aperta dunque la “sfida” sull’oro nero che potrebbe ridefinire i rapporti tra diverse potenze, oltre che spezzare ulteriormente i legami tra l’Occidente e il Cremlino, con effetti a lungo termine sull’economia mondiale difficilmente prevedibili.

Carlo Toto, 27 maggio 2022

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