Ma quanto è buona Lellà, ma quant’è umana Lellà. Com’è scienziata Lellà, però grandiosa Lellà. Lellà è Violà, l’immunologà, che fa cose davvero, cose vere, cose generose, preziose, altro che pandori e ovetti, altro che star qui a pettinare le virologhe, e insomma questa è la storia di quattro di noi, una famiglia tunisina, padre madre due bimbi, raccolti letteralmente dalla strada, dove dormivano in macchina, avanti a un bar, e salvati. Proprio così e al di là di tutto è un gesto immenso. Roba che si fa, non si dice e infatti Lellà non l’aveva detta, dopo però poi l’ha detta ma non per vantarsi, è solo che non è giusto, perché quei barboni della Cgil, sempre i soliti questi sindacati immobiliari che fanno i concertoni con le tascje degli altri, s’erano presi il merito. Eh no, eh. Allora Lellà ha spifferato tutto.
Cioè lei e il marito prima hanno ospitato la famiglia migrante a casa loro, poi hanno addirittura comperato una casa per affittargliela. “A prezzo onesto”. Sì, a buon prezzo, si sa. La beneficenza è un lusso se sai come farla, cioè se puoi. Beau jeste! No gli errori di comunicazione e di contabilizzazione di certe biondine miste. Ben fatto, vecchia talpa! Nel senso che ha fatto bene, dai, diciamolo, a raccontare tutto: ma come fa la Fillea/Cgil in combutta con la Caritas (bòni, pure quelli) e Avvocati di strada a scippare il merito di uno slancio così drammatico, così impellente? Ma guarda che davero davero non c’è più gnente, non si salva niente, ciò. Ma quanto è tosta Lellà, che generosa Lellà. Una donna di scienza, bellissima, ma buona! È una bella immunologa! Una apostola! Una santa! Tutto è bene quel che finisce bene, almeno speriamo finisca qua. Famiglia migrante convenientemente alloggiata, prezzo equo, anzi onesto si sa, l’investimento che resta, che comunque il mattone è sempre la soluzione migliore, signora mia, poi di questi tempi pandemici, non si sa mai quello che succede, capace che la mattina ti svegli e ti hanno invaso Putin, I Ferragnez e San Marino.
Ma quando è brava Lellà, non gliela canti a Lellà. “La situazione di questa famiglia l’abbiamo risolta io e mio marito, senza ricevere niente alcun aiuto. Ho voluto farlo in silenzio perché le cose importanti non si fanno per raccontarle”. Se ne deduce che la sovraesposizione di Lellà, sullo scibile umano, a reti unificate, non è importante. Ma è giusto, ed ella continua: “Mai ne avrei parlato se non avessi letto queste falsità. Assurdo speculare sul dolore. Assurdo prendersi meriti inesistenti”. Ecco, appunto. No, ma c’ha ragione eh. Adesso può sembrare, magari, che noi qui stiamo a fare dell’ironia cheap, ma invece c’ha ragione, eh: quello che è giusto è giusto.
Certo, la faccenda sa un po’ di pianerottolo de sinistra migrantista, è uno scazzo fra loro, tutti sappiamo che Lellà pende per quella parte lì, pende e che pende e forse un giorno cascherà in candidatura. Per cui può sembrare, ecco, un po’, come dire? Un po’ che cioè viene voglia di ricamarci un po’ sopra, però no, dai. Assurdo speculare sul dolore. Ora, l’unico problema è che a non volerne parlare, ma parlandone, si finisce inevitabilmente per parlare di quanto si è umani, buoni, ricchi ma belli, e umani, troppo umani. Tipo Bill Gates e Jeff Bezos che quando mollano qualcosa lo sa subito tutto il mondo e finisce che più di una elargizione è un investimento. Questi qui, tutti, cuoridoro, sweethearts togheter, ma di più insomma la ricaduta. Il fallout mediatico. Ma Lellà no, lei ha agito fremente di indignazione per amor di verità: non sappia la sinistra cosa fa la destra, ma tutti debbono saperlo quando la sinistra non è la tua. Ed è pure un po’ troppo lesta (va beh, ma se no che sinistra sarebbe?).
L’unico problema adesso è capire come si vive in quella casa d’amore. Perché conoscendola un po’, Lellà, non vorremmo che avesse imposto alcune regole lievemente allucinanti: mai un bicchiere di vino, ma che dico, una goccia, se no taglio delle mani; niente carne vera, solo sintetica. E vaccini vaccini vaccini. E ideologia inclusiva. Woke come se piovesse. E, soprattutto, ogni giovedì vita ed opere a puntate della padrona di casa, nota per la sua ritrosità, schiva patologica, una che si vede che la ribalta le dà fastidio, una che avrebbe fatto sbiadire Lucio Battisti: “Da ragazza ero innamorata di Pannella”. “No che non mi candido”. “Ho sposato la scienza”. “Ho scelto il digiuno intermittente”. “Il contagio cresce di più nelle metropoli” (ah, anche urbanistica!). “Niente panico ma serve prudenza”. “Con Omicron 5 arrivano prima i sintomi poi la positività” (mecojoni!). “I bambini tra 5 e 11 anni vanno vaccinati se no è come giocare a dadi col destino” (e questa non gliela perdoneremo mai). “Se oggi seren non è, doman seren sarà”. Praticamente la Corazzata Violomkin, anzi l’Uomo di Aran: 9 tempi! Peò con sottotitoli in tedesco.
Come si troverà la famiglia inclusa lo scopriremo solo sopravvivendo: se tra un po’ l’appartamento resterà sfitto vuol dire che hanno preferito tornare dove c’è meno futuro ma, forse, anche meno ideologia. Più libertà, come dire, diciamo, esistenziale. Meno scientismo teocratico immunologico. Comunque brava brava Lella Viola, ogni cosa sai far tu, qui la vita è assai inclusiva solo quando ci sei tu.
Max Del Papa, 13 marzo 2024
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