Nell’editoriale Conservatori: una difesa (elastica) dei valori (Corriere della Sera 31 luglio 2022), Ernesto Galli della Loggia ha scritto che l’ambito dell’istruzione primaria e secondaria è stato devastato da “tre decenni di cambiamenti rovinosi, da scelte di politica scolastica quasi tutte ispirate da un vuoto progressismo educativo la cui conseguenza è che oggi metà dei quindicenni italiani non sono in grado neppure di comprendere il significato di un testo”. Eppure se si legge il programma dei conservatori Fratelli d’Italia non si trova niente “sui programmi e sull’articolazione dei percorsi scolastici che sono il cuore del problema, niente sulla questione del merito o per dirne un’altra sulla rovinosa presenza delle famiglie nelle faccende della scuola”.
Governi e (soprattutto) sindacati hanno rovinato la scuola italiana, coi loro criteri di assunzione, hanno tolto dignità ai docenti pagati poco ma oppressi da incombenze extra-scolastiche che, in teoria, li impegnano almeno tre volte di più rispetto agli insegnanti di mezzo secolo fa. Eppure è difficile trovare un settore più legato a quella melassa ideologica che, dal 68 in poi, ha invaso le nostre istituzioni educative, sancendo il trionfo della tematica dei diritti in progress, delle ‘autonomie’, delle visioni del mondo che guardano al passato come al responsabile del degrado ambientale, dell’autoritarismo, della inferiorità della donna, dell’intolleranza nei confronti dei diversi, della discriminazione razziale.
Gli insegnanti si lamentano dei parlamentari della sinistra, li disprezzano per le loro inadempienze ma poi li votano perché, dall’altra parte, c’è la reazione, il fantasma del fascismo sempre in agguato. Il loro sinistrismo è la dimostrazione degli errori del materialismo storico: non è vero che si vota pensando al portafogli o all’interesse bene inteso. Si vota in un certo modo per istinto gregario, perché si fa parte di una comunità, si è prigionieri del suo linguaggio e dei suoi simboli, se ne condividono i nemici ontologici. Se Letta e il Pd non scompaiono dalla scena politica è grazie ai loro antipatizzanti di sinistra immunizzati per sempre, dal libero confronto delle idee e ignari di aree culturali diverse dalle loro.
Dino Cofrancesco, 10 agosto 2022