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La settimana Incom(unista) - Seconda parte

Resistenza, concertone e Bella Ciao. I festeggiamenti dei “rossi” durante il lockdown

Un trionfo di conformismo e di sudditanza avvilente ma a qualcuno non basta, c’è chi, come l’attor Favino, si spinge oltre ogni limite di obbedienza: “Io resto a casa come mi dicono e farò sempre quello che mi dicono”. Artisti o burattini? Coraggio, che poi vi arruolano a Sanremo, spettacolo di regimetto. Si nasce (sedicenti) sovversivi, atipici, anarchici, rivoluzionari, cani sciolti, e si muore nel branco dei collaborazionisti, degli uomini d’ordine, degli zdanoviani in attesa dell’osso, l’importante è assecondare il potere giusto e sbraitare contro l’opposizione tirannica. Neanche si accorgono di quanto sono ridicoli, al punto che per legittimare la loro ragion d’essere in questa giornata dedicata al lavoro, col governo che vieta di lavorare, tirano in ballo le vittime del caporalato, i bambini sfruttati, roba atroce, ma che col lavoro non c’entra ed ha a che fare con tutt’altre problematiche a cominciare dallo schiavismo. Trucchi dialettici di bassa lega, guitteria sindacal-papalina.

La settimana Incomunista finisce qui ma non finisce mai perché “resistenza è sempre, ora e sempre antifà”. Nel senso di antifare, di non fare, tutti fermi, chiusi in casa, che alla vostra salute ci pensano Vasco, Ambra e Fulminacci.

Max Del Papa, 2 maggio 2020

 

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