Probabilmente è una pretesa irrealizzabile, e persino forse velleitaria: salvare la Francia, piuttosto che riformarla, è salvare qualcosa che con lo scorrere della storia si è già irrimediabilmente perduto. Le lancette dell’orologio non tornano indietro. Ma segnalare il disagio e l’esito nichilistico a cui è andata incontro la ragione progressista e laicista significa anche appellarsi a un nuovo inizio che eviti accuratamente quella deriva multiculturalista che ha portato la Francia ove ora, e cioè in un brutto posto. E che il “tecnico” Macron, senza storia e senza “supplemento d’anima”, non poteva certo garantire risolvere.
Chi scrive non crede che Zemmour possa essere una soluzione per la Francia: può però essere uno stimolo a creare un’offerta politica che tenga conto dei problemi veri dei francesi che egli ha sollevato e del disagio di cui si fa portatore. Ora, la prossima mossa tocca ai gaullisti, che devono ancora esprimere il loro candidato. Zemmour può aiutarli a non strizzare più l’occhio a sinistra e a farli essere quello che storicamente sono stati in passato: una forza conservatrice, repubblicana, liberale. Dio sa quanto ce ne sarebbe bisogno non solo per la Francia, ma anche per gli equilibri in Europa!
Corrado Ocone, 1° dicembre 2021