Oggi non poteva mancare sull’ineffabile Stampa, l’intervista all’eroina Salis. Sì, perché da una parte c’è “l’assassino Chico Forti”, così come lo definisce il Fatto, e dall’altra l’eroina Salis che, nonostante sia indagata e più volte condannata per resistenza pubblico-ufficiale è considerata una martire per le sue manifestazioni della minchia contro i fascisti, anche immaginari, di tutto il mondo. D’altronde, come si fa non a considerare una martire una che gira con lo sfollagente e con il manganello retrattile?
Insomma, l’irreprensibile Stampa ci spiega che lei è una vittima di un’ingiustizia e che la storia è dalla sua parte. Il resto dell’intervista non è nulla di che, perché lei non ha voluto rispondere ovviamente a tutte le domande come, ad esempio, perché non sia ancora andata ai domiciliari, concessi peraltro per merito di questo governo. Quindi noi ci troviamo la Salis che fa campagna elettorale e che la sinistra considera un araldo dei suoi principi perché “la storia è dalla sua parte”, ovvero dalla parte delle professoresse accusate di girare per il mondo con un manganello a manganellare dei presunti nazisti.
Dalla Zuppa di Porro del 19 maggio 2024
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