Politica

La sinistra sbarella: “I migliori siamo noi” è un coro fascista

La cerimonia di giuramento della polizia penitenziaria a Verbania manda in tilt gli “antifascisti”

Vi dicevo ieri che diventa sempre più difficile raccontare la follia: mentre ci provi, ti domandi se il vero matto non sei tu, che credi di star qui a scrivere nel tinello di casa tua mentre ti trovi requisito in una stanza dalle pareti imbottite e non lo sai. In attesa di sciogliere il dubbio, tocca dare conto di un ulteriore record nel salto con l’asta della demenza comunistoide: accade che a Verbania, durante la cerimonia di giuramento di 300 nuovi agenti di polizia penitenziaria, qualcuno vi abbia scorto sicuri segni di una deriva autoritaria. Chiamate Saviano, chiamate Scurati, chiamate chi vi pare ma non scordate la neuro.

Il qualcuno in questione è un senatore locale di Italia (ancora) Viva, ma non si sa per quanto, tale Enrico Borghi, che invece di preparare le onoranze funebri per il suo attuale partito-scantinato, dà i numeri al Lotto: il sottosegretario alla Difesa, Andrea Del Mastro, scambia la caserma per la Scala e si mette a dirigere il coro dell’Opera delle reclute: “Chi sono i migliori?”. “Siamo noi, noi, noi, i migliori siamo noi”.
Apriti cielo nero! È la prova, ottima e abbondante, che è fascismo, fascismo, fascismo, onda nera, eja eja, ve lo dicevamo noi, Salis, dov’è Salis con i suoi “cacciatori”? Ci si fionda subito anche Alleanza Verdi Sinistra, inteso come aggettivo: altro coro, delle prefiche, vergogna, dimissioni, “no alla violenza fascista”, questi qua dovrebbero, a proposito di vergogna, fare attenzione a chi imbarcano, tutto il resto viene dopo.

E pure il club elettorale del nostro sceicchetto di Rignano sta conciato proprio male se arriva a questo punto, se un suo senatore in fregola chiama a riferire in Parlamento, se tutta la sinistra squilibrata invoca, rotolandosi per terra, l’intervento del Colle. Perché questi sono ragazzini, mica individui maturi, provvisti di pubbliche responsabilità. Insomma sono “fuori, fuori, fuori”, come imprecava Nando Martellini al rigore ciccato da Cabrini con la Germania. Ora, va pur detto, l’ennesima volta, e allora togliamoci il dente: questi della “nuova” Destra sono, anche loro, un po’ degli eterni ragazzi, sono così, credono che il ruolo li autorizzi a festeggiare tutto il tempo, magari facendo svolazzare qualche pistolettata a Capodanno: sapete, la coreografia, la tradizione più fosca, anche questo ci vuole per far capire loro da dove vengono, e che restano quelli di sempre, mentre intanto si democristianizzano ogni giorno di più e sulle scelte concrete si adeguano, si infrolliscono, pigliano l’agenda piddina, e sulle cose da fare tentennano, oscillano, non muovono paglia, al netto della occupazione degli spazi secondo l’eterna regola, “adesso tocca a noi”.

Questi parvenu dovrebbero smetterla di scambiare le occasioni ufficiali come happening in cui uno si alza e, gesticolando come un matto, si mette a dirigere un coro di 300 nuove guardie penitenziarie: che restano carcerate nelle mura della demenza contrapposta, e non ne hanno nessuna colpa. Tolto il dente, però: ragazzi, su, dai! “Noi, noi, noi” sarebbe roba da cacciatori di Salis, il fascismo tracotante rievocando l’“a noi!” di cupa memoria? Ma i matti del manicomio siamo noi che raccontiamo questa pazzia o sono quelli che la mettono in scena? A questa stregua, le tifoserie di tutto il mondo sarebbero da tacciare, o da cacciare, secondo il verbo di Ilaler: “I più forti siamo noi, siamo noi, siamo noi, i più forti siamo noi…”. Tutti, senza distinzioni, a qualsiasi meridiano, su qualsiasi campo o arena o palazzetto sportivo. Non dovrebbe neppure esserci bisogno di ragionare su questo: siamo un passo indietro rispetto ai bambini dell’asilo con problemi comportamentali. E invece Repubblica/la Stampa ci fa un pezzo unico, completamente identico, dal sapore un po’ stantio di certi redazionali per reclamizzare le ultime mutande di Chiara Ferragni.

Qui il prodotto è il fascismo, e allora avanti, popolo, richiamate in servizio permanente effettivo i Raimo, i Montanari, e anche le Chiara Valerio che vincono lo Strega con una scrittura cuneiforme. Già che ci siamo, tirate dentro anche l’ossessa che vuole “eliminare, far fuori, impiccare tutti gli ebrei, tutti, tutti, tutti”, autodefinita “bimba di Sinwar, e la chiamano alle kermesse piddine fra un gaypride e una giornata per la difesa del pianeta, a cura dei vandali di Ultima Generazione. Sono loro, loro, loro, i più assurdi sono loro.

E noi, noi, noi che assistiamo increduli e sgomenti? Noi non ci salviamo. C’è, voglio dire, una deriva che ormai è oltre il linguaggio e oltre la logica. Si muore, letteralmente, appresso a questioni che non esistono, bombe atomiche che spariscono appena deflagrate ma intanto intaccano la mente, il loro fungo radioattivo di cazzate non risparmia nessuno, infetta tutti, contagia tutti. E tutto ci pare sempre più normale. Un corpo di polizia, di reclute che giurano, “siamo noi, siamo noi…” diventa apologia di nazifascismo! E c’è pure chi li piglia sul serio, questi mitraglieri di minchiate. Ma se tutto è minchiata, niente più là è e questo è per l’appunto il livello. Ma, attenzione, make no mistake, non vi sbagliate: ogni puttanata nasconde un pretesto ed ogni pretesto nasconde una verità indicibile. La quale sta precisamente in questo, che se tutta la politica, nel suo blocco, è poco raccomandabile, e lo constatiamo di giorno in giorno, la sinistra però è andata, è marcita, putrefatta; chi si ostina a difenderla, a militarvi, lo fa al prezzo di una ignominia meritata: lo sa e allora ha bisogno di miraggi, gli serve dirottare l’attenzione verso altre presunte indegnità di contrapposto colore.

La sinistra non ha più idee, ideali o ideologie: è solo una intrapresa malavitosa che difende le borseggiatrici, sostiene i trafficanti di schiavi e di droga, protegge chi rovina, deturpa, distrugge nel nome dell’ambiente, sdogana il commercio di uteri sulla pelle di chi non ha scampo, teorizza ogni tipo di violenza, dal cambio sessuale imposto ai bambini alle mille forme reclusive con la scusa della salute pubblica, la sicurezza, il predominio assoluto dello Stato, eccetera. Non c’è una sola battaglia a sinistra che sia umana, pulita, razionale, popolare. Per giunta odia, questa sinistra, come sempre, l’idea stessa di divisa, di forze armate. O le manovrano loro, o sono da estinguere. Da detestare. Da esecrare. Da odiare per lascito, per cultura, per istinto, per la vecchia convinzione che l’illegalità diffusa finirà per scatenare la rivoluzione sanguinaria.

Ilaria Salis, nuova paladina della sinistra movimentista e illegalista, sputava addosso agli sbirri: con quattro condanne e una accusa per tentato omicidio, l’hanno mandata all’europarlamento in 170mila e non sono stati gli straccioni dei centri sociali, sono stati gli ultraricchi delle enclave ztl, nelle quali la sinistra filoterrorista si riconosce. Chi scrive è personalmente in possesso di chat di vecchi compagni di liceo in cui si inneggia alla lotta armata, ci si vanta di aver votato una così, e si minaccia chi eccepisce: sì, d’accordo, viva le BR, ma come la mettete col business degli affitti lampo per cui mollate una stanza a 600 euro a notte, rigorosamente in nero?

Eccola qui la sinistra in purezza. Talmente degenerata, a tutti i livelli, da non accorgersi più del ridicolo a sabbie mobili in cui affonda quando scambia, perché lo vuole fare, un coro di reclute in divisa con il secondo avvento delle squadracce diciannoviste. Siamo noi, noi, noi, i più pirla siamo noi.

Max Del Papa, 12 luglio 2024

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