Una condanna di primo grado a 13 anni e 6 mesi di carcere ad una di appello di 1 anno e 6 mesi. È questo l’esito della sentenza di secondo grado nel processo contro Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, osannato a sinistra per aver instaurato un sistema migratorio orientato sui principi di solidarietà ed accoglienza, dietro però la vicenda giudiziaria – iniziata nel 2017 – che lo vedeva imputato per vari tipi di reati, tra cui associazione a delinquere.
La vicenda di Mimmo Lucano
Ma riassumiamo brevemente la storia del procedimento. Secondo l’accusa, l’ex primo cittadino avrebbe intascato i soldi del ‘modello accoglienza’ per garantirsi una ricchezza personale una volta andato in pensione. Un orientamento che poi è stato accolto nella sentenza di primo grado, dove Lucano è stato condannato a più del doppio della pena richiesta dai pubblici ministeri (13 anni e 6 mesi). Tra i 21 reati imputati, vi erano falso in atto pubblico, peculato, abuso d’ufficio, truffa, fino ad arrivare appunto all’associazione a delinquere.
Lo scenario si ribalta però in appello, dove l’ex sindaco – nonostante la caduta delle accuse più pesanti – è condannato ad 1 anno e 6 mesi per falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Le motivazioni della sentenza devono essere ancora pubblicate, ma le riduzioni della pena dovrebbero essere viste sotto almeno due profili.
Il primo: la Corte d’Appello dichiarato il non luogo a procedere per difetto di querela per alcuni reati e concesso la sospensione condizionale della pena per altri. A ciò, si aggiunge il mutamento del calcolo della pena, dove in primo grado erano stati individuati due disegni criminosi (oltre 10 anni per il primo e 2 per il secondo), che portarono appunto ad una condanna addirittura superiore rispetto a quella richiesta dall’accusa.
Per approfondire:
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Doppiopesismo a sinistra
Ma il dato più curioso riguarda l’esultanza della sinistra all’esito della sentenza d’appello. L’Espresso parla addirittura di “giustizia è fatta”; il Domani non parla di condanna, bensì di assoluzione da “quasi tutte le accuse”; oppure Today scrive di Mimmo Lucano come “uomo perbene”. Insomma, un atteggiamento garantista che non ha riguardato tanti esponenti del centrodestra in passato. Tanto per citare il più importante, l’ex premier Silvio Berlusconi, al centro di eterne congetture nonostante le continue assoluzioni nel corso degli anni.
Questa volta, però, la sinistra si riscopre garantista: non è più il principio di presunzione di colpevolezza ad essere la spada di Damocle dei progressisti, ma verso i propri ‘kompagni’ ecco che rispunta improvvisamente la presunzione di innocenza. Peccato che, in questo caso, la condanna nei confronti dell’ex sindaco di Riace è arrivata. Eppure, abbiamo una novità: una riduzione della pena dal primo al secondo grado significa assoluzione. Si badi bene, però: questo vale solo per gli esponenti progressisti, che vengono travestiti pure da eroi.
Matteo Milanesi, 12 ottobre 2023