La soffiata degli 007: “I piloti dei caccia russi vogliono fuggire in Sud America”

Ogni giorno uno sguardo esclusivo sul tutto il mondo sudamericano: oggi Colombia, Brasile e Cile

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Colombia: Petro aumenta il prezzo della benzina
Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha annunciato ieri che il prezzo della benzina aumenterà nel Paese a causa del “deficit di stabilizzazione dei prezzi dei carburanti” che, secondo quanto lui, avrebbe lasciato il precedente governo del conservatore Iván Duque. Il deficit di stabilizzazione del prezzo del carburante è di circa 9,2 miliardi di euro l’anno. “Quasi la metà del disavanzo di bilancio nazionale si produce non alzando il prezzo della benzina”, ha detto Petro su Twitter. I colombiani non l’hanno presa bene.

La Colombia vuole ritirare la denuncia contro Maduro alla Corte Penale Internazionale
Il ministro degli Esteri di Petro, Álvaro Leyva, ha assicurato ieri che la Colombia potrebbe ritirare la denuncia contro Nicolás Maduro davanti alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità. “Siamo in un processo che sta riuscendo e non mi sorprenderebbe. Quello che è stato fatto con il Venezuela è stato oltraggioso”, ha detto Leyva durante un’intervista alla rivista Semana. “Stiamo normalizzando più di 2.200 km di confine, le cose hanno la loro logica, la loro legge di gravità, stiamo ricomponendo i rapporti con il Venezuela, e ristabilirli implica rivedere decisioni che purtroppo sono state prese nel modo sbagliato, siamo per la pace anche oltre i confini”.

Il Brasile esporta il suo sistema di pagamento istantaneo PIX in Colombia e Canada (Esteri e Economia)
In Brasile, il PIX è sul punto di battere il record di 200 miliardi di euro in transazioni in un solo mese. Un successo tale che Colombia e Canada hanno chiesto a Brasilia di venderglielo e questo mese, la Federal Reserve statunitense, inizia a testare il suo sistema di pagamenti istantanei, FedNow, che altro non è che la versione americana del PIX brasiliano che promette di rivoluzionare il modo in cui viene inviato il denaro.

L’intelligence ucraina afferma che i piloti russi che hanno bombardato l’Ucraina stanno pianificando di fuggire in Sud America
I piloti militari russi che hanno lanciato missili contro obiettivi in tutta l’Ucraina starebbero pianificando di fuggire dal loro paese per nascondersi dalla giustizia internazionale. A dirlo l’intelligence della difesa del ministero della Difesa ucraino, riferisce oggi Ukrinform. “Nel mezzo della ritirata dell’esercito russo, nell’ambiente militare del paese occupante si parla dell’inevitabilità della sconfitta e del perseguimento di tutti i partecipanti all’aggressione contro l’Ucraina”, si legge nel rapporto. Secondo l’intelligence di Kiev, in diverse guarnigioni aeree delle forze aerospaziali russe, le famiglie dei membri dell’equipaggio degli aerei da guerra che hanno lanciato attacchi missilistici sull’Ucraina stanno discutendo di fuggire dal Paese e nascondersi dalla giustizia internazionale. E proprio come hanno fatto i nazisti dopo la seconda guerra mondiale, i russi starebbero pianificando di emigrare nei paesi sudamericani, ha affermato l’intelligence militare ucraina che ha pubblicato i dati personali dei piloti della 14a armata delle forze di difesa aerea di stanza a Ekaterinburg.

Violenti disordini in Cile nell’anniversario del golpe di Pinochet
Ieri violenti scontri tra manifestanti e polizia a Santiago. Centinaia di persone hanno partecipato a una marcia nella capitale cilena per onorare le vittime del regime militare. Durante la marcia, dal palazzo presidenziale La Moneda nel centro della città al Memoriale dei detenuti, degli scomparsi e dei giustiziati politici presso il Cimitero Generale della capitale, manifestanti incappucciati si sono scontrati con agenti della polizia antisommossa. Si sono verificati anche saccheggi di locali commerciali, lanci di molotov e l’incendio di un veicolo, che la polizia ha represso con gli idranti. Gli scontri sono proseguiti tra le tombe del cimitero, mentre i tributi alle vittime della dittatura continuavano tra i gas lacrimogeni. La distruzione è continuata anche dopo le 13 a Recoleta, costringendo alla chiusura di 3 stazioni della metropolitana della Linea mentre altri incidenti sono stati registrati nell’Alameda, tra La Moneda e Calle Dieciocho, nel centro di Santiago.

La sinistra cilena ritenta il suicidio nazionale
Oggi sul Wall Street Journal impeccabile analisi sul nuovo tentativo del presidente Boric di cambiare la costituzione, che i media erroneamente dicono essere “di Pinochet” visto che la costituzione del 1980 del dittatore è già stata cambiata per il 75% del testo e porta la firma dell’ex presidente socialista Ricardo Lagos. Il referendum fallito del 4 settembre scorso, mirava a introdurre una nuova costituzione per espandere il potere dello Stato, sancire nuovi privilegi per gli interessi particolari e dividere il Paese in più nazioni. L’ampia bocciatura – 62% a 38% – indica il sostegno popolare nel Paese per la democrazia liberale, la libertà individuale e l’uguaglianza di fronte alla legge. Tuttavia, i socialisti e i comunisti cileni, non se ne andranno. E nemmeno i socialdemocratici, che continuano a insistere sulla necessità di riscrivere la Carta dei diritti del Paese.

Il centro-sinistra e l’estrema sinistra vorranno continuare a ripetere una versione dell’esercizio che ha perso la scorsa settimana fino a quando non la otterranno. Il bilancio moderno delle riscritture costituzionali in America Latina è disastroso. È difficile pensare a un solo caso in cui il risultato non sia stato un progetto per un governo senza limiti, incaricato di fornire soluzioni utopiche a ogni problema umano. Nell’articolo 142 dell’emendamento del 2019 che permetteva il processo di riscrittura in riferimento al testo finale dell’assemblea costituzionale, si legge: “Se la questione posta ai cittadini nel plebiscito di ratifica viene respinta, la costituzione attuale rimarrà in vigore”. Eppure il Congresso sta già lavorando a una nuova legge, che salterà il referendum per stabilire se la nazione vuole ancora una nuova Costituzione. Ai socialisti non resterà che provare e riprovare finché non riusciranno a far scrivere i loro ideali collettivisti nella legge più alta del Paese.

Ci sono molti precedenti per questa strategia di continui rifacimenti.L a costituzione dell’Unione Europea ad esempio è stata sconfitta due volte, in Francia e nei Paesi Bassi, nei referendum del 2005. Ma gli architetti dei grandi Stati, che sognavano la loro burocrazia di Bruxelles, si sono rifiutati di accettare la sconfitta. Si sono ritirati in un “periodo di riflessione”, hanno fatto delle revisioni e hanno rinominato il progetto “Trattato di Lisbona”. Quando l’Irlanda lo rifiutò nel 2008, furono apportate delle modifiche per rispondere alle preoccupazioni irlandesi. I Paesi in cui gli elettori avevano approvato il documento precedente non hanno organizzato nuovi referendum. Solo alla nazione che non aveva ancora dato la risposta giusta è stato chiesto di ripensarci. Quando gli oppositori irlandesi del trattato hanno perso nel referendum del 2009, le votazioni si sono interrotte.

Truccare la democrazia, con l’aiuto della violenza, è il piatto forte della sinistra latinoamericana. Il referendum del 2016 in Colombia, che ha respinto l’amnistia del governo per i narcoterroristi delle FARC, è stato annullato unilateralmente dal presidente Juan Manuel Santos, nonostante avesse promesso che l’elettorato avrebbe avuto l’ultima parola. Egli ha prontamente portato l’accordo respinto al Congresso, da lui controllato, ha spostato qualche virgola e l’ha fatto approvare. L’élite politica ed economica della Colombia lo assecondò. Nel 2006-07 il presidente boliviano Evo Morales non aveva la maggioranza dei due terzi necessaria all’interno dell’assemblea costituente per portare la bozza di una nuova costituzione socialista a un referendum. La sua soluzione fu quella di trasferire l’assemblea in un’altra città boliviana e di usare la forza per tenere fuori i membri dell’opposizione durante il voto. L’autore intellettuale di quella presa di potere boliviana con la scusa della democrazia è l’ex vicepresidente boliviano, l’ex guerrigliero marxista Álvaro García Linera.

La stampa cilena riporta che il Presidente cileno Gabriel Boric è un suo seguace. Boric e i suoi seguaci sostengono che l’attuale Costituzione sia un artefatto del governo del generale Augusto Pinochet e che quindi debba essere stracciata. Ma è stata pesantemente modificata dai governi di sinistra da quando il Paese è tornato alla democrazia 33 anni fa. È molto diversa da quella del 1980 e non manca certo di diritti politici. Nel 2005, durante la presidenza di Ricardo Lagos, un’ampia revisione del documento ha posto fine a qualsiasi norma anti democratica. Questo non significa minimizzare le rimostranze della popolazione per gli inadeguati sussidi di vecchiaia per coloro che non lavorano nell’economia formale o per gli scarsi risultati dello Stato in materia di sanità, istruzione e sicurezza. La vita è diventata più difficile sotto il signor Boric. Naturalmente molte persone vogliono che il governo le aiuti. Tuttavia, aprire il vaso di Pandora della scrittura della Costituzione non è il modo per risolvere questi problemi. Per far sì che le persone stiano meglio è necessario apportare cambiamenti innovativi alle politiche pubbliche, che si realizzano attraverso le leggi del Parlamento.

Paolo Manzo, 12 settembre 2022

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