Che si dice dentro le mura leonine, nelle stanze dei sacri palazzi? Qualcuno sussurra che Papa Francesco stia lavorando per far sì che il prossimo conclave sia a sua immagine e somiglianza. A oggi, infatti, sono 149 i cardinali viventi creati da Bergoglio sono 149, di cui ben 110 “elettori”. Luigi Bisignani, profondo conoscitore delle dinamiche del potere e attento osservatore delle faccende vaticane, si è fatto un’idea ben precisa: “Papa Francesco sta preparando i cardinali per il prossimo Conclave, che però non vorrà perché è vivo e vegeto. Certo, c’è una confusione incredibile con tutti questi cardinali così giovani, che non si conoscono tra loro e che vengono dalle parti più impensate del mondo: nel Conclave creeranno un clima molto difficile”.
Protagonista alla Ripartenza 2025 di Milano, Bisignani ha prospettato a Nicolaporro.it i possibili scenari futuri della Chiesa. Da qui, la nostra domanda diretta: chi sarà il prossimo Papa? “Speriamo che sia un Papa fuori dai clan. Certamente il gruppo di Bergoglio, cioè dei cardinali portati da lui, è molto coeso e perciò dal Conclave potrà uscire un altro piccolo Bergoglio. Speriamo che lo Spirito Santo ci illumini…”, ha risposto Bisignani.
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Per chi crede, l’illuminazione divina rimane infatti una variabile decisiva nella guida della Chiesa. I profani, invece, fanno riferimento alle dinamiche di potere, che tuttavia – avverte Bisignani – nella Chiesa non rispecchiano esattamente quelle della politica, con la contrapposizione tra conservatori e progressisti. “La Chiesa di oggi – ha commentato al riguardo – ha perso completamente qualsiasi tipo di rotta. La segreteria di Stato è stata molto ridimensionata, si vive attorno alla figura di Bergoglio. La sua missione improntata alla misericordia e alla carità è verso il verso di più deboli sicuramente è molto lodevole, però il Vaticano un po’ ha perso quella luce che ha avuto per molti anni, soprattutto nella diplomazia”.
Sul palco della Ripartenza 2025 di Milano, Bisignani ha dialogato con Nicola Porro e con i suoi ospiti sui primi due anni di governo Meloni. E ai nostri microfoni ha evidenziato in particolare una propria osservazione: “Il nostro è un governo sicuramente molto all’estero, dove sono caduti i tabù che c’erano verso Meloni, la quale ha fatto su quel fronte un lavoro straordinario”. Nello specifico – ha aggiunto – “il suo capolavoro è stato il rapporto stretto con Trump. Fino a due mesi fa dicevano infatti che il suo rapporto con Biden avrebbe inficiato quello con Trump, invece non è stato così e lei è stata in questo una fuoriclasse”.
Vietato però dormire sugli allori, dice ancora Bisignani, che punge: “Il problema vero sarà quando Trump le chiederà di prendere una posizione su questa Europa, che certamente lui non ama…”.
Marco Leardi, 8 febbraio 2025
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