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Sa un po’ di pallida imitazione di Emmanuel Macron, che aveva giurato di impegnarsi a “rompere i cogl…” ai francesi non vaccinati, l’uscita di Pierpaolo Sileri. Ieri, anche il sottosegretario alla Salute, come l’inquilino dell’Eliseo, ha battuto la strada delle teleminacce. E, ospite a DiMartedì, ha dichiarato, rivolto ai no vax: “Vi renderemo la vita difficile perché il non vaccinato e chi non rispetta le regole è pericoloso”.
Il riferimento, ovviamente, è alla giungla di norme vessatorie che s’è inventato il “governo dei migliori”: dall’obbligo di puntura per gli over 50 (che, a quanto pare, non ha convinto molti degli irriducibili), all’uso discriminatorio del green pass e del super green pass (ormai necessari pure per andarsi a comprare le sigarette e ritirare la pensione alle Poste). Ma siamo proprio sicuri che, al di là dell’aberrante guerra civile che l’esecutivo sta scatenando, pur di scaricare su un comodissimo capro espiatorio le proprie colpe, la tesi di Sileri stia in piedi? Proprio per niente. E i motivi sono due.
1. Chi non è vaccinato non rappresenta un pericolo per la società, semmai per sé stesso: ha molte più probabilità di ammalarsi gravemente di Covid. Ma fino a prova contraria, lo Stato non ha il diritto di vietare ai cittadini di correre un rischio. Si potrebbe obiettare: i no vax, poi, affollano gli ospedali e impediscono agli altri malati di curarsi. Il discorso reggerebbe se, a essere priva di anticorpi, fosse una fetta considerevole della popolazione: il 20, o magari il 30%. Ma non sono pochi milioni di riottosi, privi della prima dose, a costituire la spina nel fianco del sistema sanitario, tanto più che una parte di essi è stata anche già infettata e, quindi, gode di una qualche forma di immunità.
Tra l’altro, il paradosso è che, declinando piuttosto velocemente la protezione offerta dal vaccino, il governo sta di fatto trattando alla stessa stregua dei no vax duri e puri altresì i cittadini che hanno ricevuto due dosi, ma da oltre quattro mesi. Compresi i ragazzini dai 12 anni in su, che senza booster, in caso di mini focolaio in classe, possono essere spediti in Dad. O siamo di fronte a un delirio inaccettabile, o a entrare in ospedale – come peraltro confermano i dati Iss – non sono soltanto i non vaccinati, ma pure i vaccinatissimi, “traditi” dagli anticorpi calanti, sia pure con tassi d’incidenza molto minori. E poi, non sarà mica che i nosocomi vanno in difficoltà perché, dopo anni di tagli, mancano medici e infermieri e quelli che ci sono, quando non sono stati sospesi in quanto “pericolosi” no vax, finiscono in quarantena a causa della burocrazia targata Roberto Speranza?
2. A diffondere il virus, ormai lo hanno capito persino le pietre, non sono i non vaccinati. Anzi, il contributo principale lo stanno offrendo, per vari motivi, proprio i vaccinati.
In primo luogo, perché sono la stragrande maggioranza e, con varianti che ormai da mesi bucano lo scudo del farmaco, è logico che siano loro i vettori del Sars-Cov-2.
In secondo luogo, perché alcuni di loro, specialmente prima dell’ultima ondata, avevano decisamente abbassato la guardia, a causa di una comunicazione colpevolmente propagandistica, che li aveva convinti di poter tornare alla normalità dopo le iniezioni. Sarebbe anche possibile, finendola con la psicosi da bollettino dei contagi; ma se la chimera che, nonostante tutto, ci ostiniamo a inseguire, è il Covid zero, allora come mai siamo arrivati a proclamare, urbi et orbi, che “tra vaccinati ci toglieremo le mascherine”?
Qualcuno voleva fare pubblicità alla presunta panacea e il metodo gli si è ritorto contro? Che siano proprio gli inoculati i veri “untori”, d’altronde, non lo sostiene mica il sito di Nicola Porro. Lo confermano vari esperti, come Andrea Crisanti e addirittura la professoressa Anna Teresa Palamara, direttore di Malattie infettive all’Iss, la quale, sentita dal Tg5, ha spiegato: “La variante sta colpendo soprattutto persone vaccinate e soprattutto persone vaccinate con la terza dose”. Ad esempio, il televirologo Massimo Galli, contagiato in un conviviale con tutti trivaccinati. Il prof se l’è vista pure brutta ed è stato curato con i monoclonali.
Insomma, quella di Sileri è stata una sparata sgradevole sul piano politico e sgangherata dal punto di vista medico. Alla faccia del governo che “segue la scienza”.