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La Stasi di Speranza e la rivincita del comunismo - Seconda parte

È, parliamoci chiaro, almeno noi, ritorno del comunismo, a trentuno anni dal crollo del Muro, festeggiato stoltamente da Fukuyama e da certa élite occidentale come “fine della Storia”. La Storia non finisce mai, al massimo torna indietro, e oggi Roma è come Berlino Est quattro decadi fa, ci sono ministri e anche primi ministri (se Conte non smentisce, è corresponsabile della deriva psico-poliziesca finale) che hanno un’idea della convivenza civile analoga a quella che coltivava la Stasi.

Il Grande Occhio, Grande Orecchio e Grande Repressore, che nel 1989, poco prima della disgregazione, si stimava annoverasse una spia ogni 83 abitanti. Se lo ricordate a Speranza, noterete senz’altro una lacrimuccia di nostalgia. Il Muro è caduto, il comunismo è qui, sotto casa. E ce lo vogliono portare perfino dentro, per farla finita col vizio borghese e reazionario delle “feste private”. Aiuto.

Giovanni Sallusti, 12 ottobre 2020

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