“La storia la scrivono giudici e intellettuali”. A Scurati, ma che stai a dì?

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Scurati

Il pezzo straordinario di oggi che vi consiglio di leggere è quello sull’intellettuale Scurati. Anche se forse lui più che intellettuale si sente uno storico per via del romanzo su Mussolini che ha scritto. Io ne parlai molto bene in una recensione sul Giornale perché obiettivamente era un romanzo che mi ha fatto capire alcune sfumature di quell’epoca e che quindi ho molto apprezzato. Da quel primo romanzo però le cose sono cambiate e oggi Scurati si prende talmente tanto sul serio che diventa insopportabilmente pieno di sé.

Intervistato da Repubblica, in riferimento alle stragi di Bologna, ci spiega che gli unici che possono spiegare la storia sono i magistrati, gli intellettuali e gli storici. Lui non essendo magistrato si sente evidentemente un intellettuale o addirittura uno storico nonostante non lo sia e sia già stato perculato da tutti gli storici. Di fronte a certe affermazioni, l’unica reazione può solo che essere una gigantesca pernacchia. Scurati, ma che dici? Ti sei bevuto il cervello? Eddai, è una roba incredibile. Poi ovviamente, nella stessa intervista non poteva non mancare la sua lagna sulla presunta censura che l’ha coinvolto. Insomma, le solite stronzate che sapete.

Questa uscita di Scurati che oggi ci spiega che la storia la scrivono i magistrati è veramente una di quelle perle che non potete perdervi. Dice anche che c’è un tentativo chiarissimo di riscrittura della storia, riferendosi a quello che ha fatto Mollicone. Fatemi capire: se Mollicone si pone dei dubbi sulla strage di Bologna è un tentativo gravissimo di riscrivere la storia? Evidentemente Mollicone non deve parlare perché solo Scurati ed i suoi amici, forse i magistrati, sono legittimati a farlo. La morale della favola è che, secondo Scurati, dovremmo chiedere ai magistrati di spiegarci ad esempio che cosa è stato Andreotti. Probabilmente non sarà l’unico a pensarlo, ma affidare la storia ai magistrati è l’ultima delle cazzate che potevo immaginarmi da un intellettuale che, evidentemente, tanto intellettuale non è.

Nicola Porro, dalla Zuppa di Porro del 5 agosto 2024

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