Cronaca

Due pesi e due misure

La stramba teoria sulla “palpata”: se è uomo fa violenza, se è donna no

Il caso del giornalista “palpeggiato” a Doha da una sexy tifosa. Non buttiamola sul melodrammatico

molestia in diretta

Sono un uomo meschino e, come tale, invidioso come un rospo. Dei colleghi che vanno tutte le sere in televisione? Di chi ha una milionata nel sacco della spazzatura? Di chi passa per scrittore per aver copiato e pure male? Ma no. Niente di tutto questo. Io sono invidioso di Tancredi Palmeri, che se va a Doha a parlar di calcio, passano due figliole, tette al vento, e gli fanno il cucchiaio.

Tancredi è l’eroe dei due mondi, uno per chiappa, gallese e neozelandese, come le due “tifose”, ma a questo punto meglio non specificare di che, indotte a massaggiarlo. Lui, da marpione, le ha subito chiamate in diretta e fatte diventare famose per 15 secondi: “Mi hanno palpato il culo!”. Son di quelle cose che ti fanno rosicare davvero, fino a diventare poltiglia verde, come sperava Wild Lucarelli (copyright Rossella Brescia nei panni di Sophia Loren – è strepitosa, non perdetevela su RDS) a proposito dei novax.

Tancredi, Tancredi, manco una Clorinda, te ne cucchi almeno due. Dopo è passato per uomo di spirito, sportivo, democratico, e che doveva fare? Farsi venire “il trauma”? Correre al più vicino commissariato per denunciare, travolgendo l’ultimo refolo di dignità virile che ci rimane? Peraltro, le due audaci non erano Alpine ma semplici sgallettate in vena di un gesto irriverente ma simpatico. Niente di drammatico, così gira il mondo a dispetto delle fregnacce woke, cancel, correct che lo intossicano: alla fine la natura, per fortuna, ha la meglio e la natura è fatta di comportamenti spontanei, di approcci anche sopra le righe, ma neanche poi tanto, di quel cercare di esorcizzare una vita più o meno schifosa con trovate più o meno adolescenziali.

E così dovrebbe sempre essere: ragazzi, dai, non facciamone sempre un dramma – un trauma – per tutto, ci sono le cose tragiche, le cose comiche e in mezzo ci siamo noi con il nostro buon senso, se ancora non è reato mantenerlo. Ma pare proprio di sì. Perché poi tocca sciropparsi in merito, sull’immancabile Corriere, una melassata longa, longa, filulilla, pisciurilla, di Elvira Serra che trova modo di rivendicare l’orribile violenza patita dalla giornalista Greta Beccaglia, che per un episodio analogo tragediò fino a diventare famosa come sempre aveva sperato, e però, non contentandosi, sporse denuncia col risultato di intasare un altro po’ le nostre congestionate magistrature – la prima udienza arriva il 20, chissà se faranno l’incidente probatorio.

Per approfondire

“Uno schiaffone sul sedere”, la butta sul trucido Serri, in pratica accusando l’incauto ristoratore marchigiano (mi pareva, a me…), Andrea Serrani, che ne ha avuto la vita rovinata, di essere un bruto. Morale della favola: se un giornalista quarantenne viene simpaticamente sculacciato per strada da due vacanziere è tutto normale, se capita ad una giornalista venticinquenne invece è vittima di stupro. A sinistra la frittata la rivoltano sempre così, fino a bruciacchiarla. Ma la logica dove sta?

Perché l’identico comportamento dovrebbe rivelarsi, a seconda del sesso, una simpatica provocazione o un assalto cannibale, è dura da capire secondo la logica di sinistra. Ma proviamoci. L’unica spiegazione pallidamente logica, è che la donna resta “una categoria” fragile, se le spacchetti il popò sei un mostro, se invece è la donna a farlo all’uomo è ordinaria amministrazione, roba al massimo da spot dei liquori. Con il che, la logica sinistra smentisce se stessa, cade in contraddizione: vuole parificare la donna all’uomo, al punto da toglierle identità – siamo tutti fluidi, stamattina mi sveglio Greta, stasera vado a dormire Tancredi -, però Lei, She, Her resta diversa, sottomessa, da compatire, da tutelare anche quando non serve.

E anche tra i fondoschiena, qualcuno è più uguale. Più sensibile. Più intoccabile. Il che, intendiamoci, è sacrosanto: perché se una manata femminile su un lombo maschio può essere al massimo sopra le righe, gli uomini che vanno in giro a smanacciare culi sono solo dei primitivi che non meritano comprensione. Dopodiché, la morale va riferita al caso concreto, alla sua concretezza: altrimenti i martiri finti creano martiri veri e questo è dannatamente ingiusto. La ex cantante puberale che sputtana l’ottantacinquenne Memo Remigi per una lisciatina, ha fatto giustizia? Ha tutelato l’onore vilipeso delle donne del mondo? Ha vendicato gli abusi terribili da Teheran a Kabul? Non scherziamo, è balzata sul primo treno per la notorietà, creando un mostro inesistente. E queste cose, citofonare Metoo, si sono ripetute un po’ troppo spesso negli ultimi anni, particolarmente da gente che aveva poco a che fare con Giovanna d’Arco.

C’è una certa differenza tra l’Asia Argento che resta 20 anni nelle famigerate disponibilità di Weinstein, e la Mela figlia del Mascetti, “sparecchiavo…”. E questo, anche se stride alle orecchie di Serra, di Murgia, di chi vi pare, va detto per tutelare le vittime-vittime, quelle vere, da distinguere dalle vittime-complici. Con tutto il suo zelo paleofemminista e politicamente piddino, Serra si riduce a ragionare, si fa per dire, come il farmacista di Bracardi: “L’uomo è una bbestia; la donna è due volte bbestia, trà! trà! trà!”.

Tancredi non si selfa in perizoma in località esotiche, non fa il traumatizzato speciale, non si spalma i segni di mascherine eroiche in faccia prima di salpare per Dubai, non è imprenditore digitale, non si selfa con le a questo punto preziose chiappe a pelo d’acqua, anche se pure lui, dall’imperdibile cronaca militante della Serra, non rinuncia a sintonizzarsi con lo spirito del tempo: “Con le molestie non si scherza, Sonia [che mi ha palpato il culo] non è una sex offender, se no la mia reazione sarebbe stata diversa”. ‘Ndemm, Tancredi, proprio perché con le molestie non si scherza, evitiamo tavole rotonde sul nulla, please. Ritieniti fortunato, magari ringalluzzito, e passiamo oltre.

Non era molestia quella “subita” da lui, non lo era quella patita da Beccaglia, e non lo erano quelle delle femministe presunte aggredite da orde di alpini famelici (denunce spiccate: zero, subite: diverse, per diffamazione). Lasciamo le cose gravi alle cose gravi, e le buffonate releghiamole nello sgabuzzino delle buffonate. Io comunque, da uomo invidioso, convinto che la palpata logora chi non ce l’ha, purché uomo, garantisco comprensione e simpatia per eventuali benintenzionate che volessero testare la consistenza dei miei lombi “nella maniera più assoluta”, come direbbe don Fabio Capello.

Max Del Papa, 12 dicembre 2022