Con delle richieste così, Putin mira a ricreare, su altre basi ideologiche, la stessa area di influenza che aveva l’Urss. Se la Nato le accetta, butta via gli ultimi 25 anni della sua storia. Con gran “gioia” dei polacchi, dei baltici, dei romeni, che troverebbero i loro territori esposti di nuovo alla spada di Damocle del revanscismo di questo leader russo post-sovietico. Ma se la Nato non accetta, la guerra continua.
Contrariamente a quanto sostenevano gli increduli della prima ora, Putin ha veramente invaso l’Ucraina a viso scoperto. Non ha più adottato il sotterfugio della guerra “ibrida” come in Crimea o nel Donbass, ma ha mostrato la sua volontà di andare fino in fondo con l’uso della forza pur di ottenere i suoi fini. Invade l’Ucraina, considerandola “parte della Russia”. Ma dopo la guerra, qualora riuscisse a concluderla a suo favore, rilancerà le sue proposte. Se non basta, farà altre “pressioni”, sicuramente più dolorose per la Nato, di cui anche noi facciamo parte. Dove? Non si sa il dove e il quando, ma la lista è lunga: la Moldavia e la Georgia sono nel mirino di Mosca da molto tempo. Ma c’è anche la Finlandia, che non è membro della Nato ed era parte dell’Impero russo, esattamente come l’Ucraina. E ci sono i Paesi Baltici, territorio ex sovietico, che sono membri della Nato e geograficamente circondati dalla Russia. E poi c’è la Polonia, anch’essa terra dell’ex impero e membro influente della Nato a Est. Potrebbe non essere così lontano il giorno in cui ci chiederemo ancora: morire per Danzica?
Stefano Magni, 2 marzo 2022