Rimane al centro dell’agenda europea la questione della redistribuzione dei migranti, tra i punti cruciali dell’attività del governo Meloni nelle stanze di Bruxelles. Proprio questa mattina, sulle colonne del Financial Times, ha parlato l’ambasciatore svedese all’Ue, Lars Danielsson, il quale ha lanciato una doccia fredda per chi sperava di raggiungere un accordo nell’immediatezza: prima della primavera del 2024, il lavoro non potrà essere completato. Ma questo non per l’opposizione della Svezia – che, ricordiamo, da inizio anno è diventata presidente del Consiglio dell’Unione europea per questo semestre – piuttosto, perché i lavori richiedono fisiologicamente una valutazione che presupporrà un periodo superiore a sei mesi.
In tale ottica, l’oggetto dell’esame risulta essere il Patto per la migrazione, lanciato dalla Commissione Europea nel settembre 2020, e su cui la Svezia ha promesso di far “avanzare il lavoro a piena potenza, anche se non si vedrà il suo completamento durante la presidenza svedese”. Una frase che, però, è stata letta come uno “schiaffo” al governo Meloni dai quotidiani La Repubblica e La Stampa, non certamente supporter dell’esecutivo.
Secondo questi ultimi, infatti, le parole dell’ambasciatore Danielsson sarebbero un messaggio alla coalizione italiana di centrodestra, che si sarebbe aspettata un accordo già nei prossimi mesi. Questo “no secco”, inoltre, arriverebbe – come affermato dai due giornali – dalla “Svezia sovranista”, nonché dal “governo di estrema destra di Stoccolma“. Due fake news in poche righe. E adesso andremo a spiegare il perché.
Innanzitutto, il governo svedese è tutt’altro che “sovranista e di estrema destra”, visto che la coalizione è composta dal Partito Moderato, dai Liberali e dai Cristiani Democratici; che appartengono saldamente al gruppo parlamentare europeo del Ppe e dell’Alde (gruppo europeista e liberale). Per intenderci, gli stessi in cui confluiscono Forza Italia, la Cdu dell’ex cancelliera Angela Merkel ed i Repubblicani, partito fondato dall’ex presidente francese Sarkozy. Insomma, tutt’altro che dei pericolosi facinorosi euroscettici.
A ciò (e qui Rep e Stampa cascano male) si affiancano le parole dello stesso ambasciatore svedese, il quale ha gelato i Democratici di Svezia (quello sì movimento di destra radicale), che avevano spinto sull’acceleratore per la conclusione di un accordo comune: “Probabilmente ci sono argomenti tabù per i Democratici di Svezia, ma io ricevo istruzioni dal governo“. A Bruxelles, “non credo che le persone siano molto preoccupate”, ha concluso chiedendo di guardare i risultati della presidenza tra un paio di mesi.
Per approfondire:
La seconda fake news riguarda invece il “nessun accordo entro il 2024”. I vertici di Stoccolma, infatti, hanno specificato che il lavoro dovrà essere concluso necessariamente dalla prossima presidenza. Questo, però, per un naturale decorso dei termini, perché il diritto comunitario prevede che la presidenza del Consiglio sia tenuta “a ruota” dagli Stati Ue per un periodo non superiore a sei mesi.
Insomma, l’unico bastone tra le ruote per la Svezia è il tempo della sua presidenza, non la volontà di arrivare a concludere un negoziato, che metta insieme le posizioni dei vari Paesi membri. Una distinzione netta, che però nelle redazioni di Repubblica e Stampa non pare essere stata intercettata.
Matteo Milanesi, 5 gennaio 2023