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La svolta della Spagna: “Tratteremo il Covid come un’influenza”

La proposta all’Ue del primo ministro Sanchez: cambiare l’approccio al coronavirus

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Mentre in Italia gli animi continuano ad inasprirsi ed i cittadini vivono divisi in classi tra vaccinati e non vaccinati, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez in un’intervista alla radio Cadena Ser ha affermato: “Abbiamo le condizioni per aprire, gradualmente e con cautela, il dibattito a livello tecnico ed europeo, per iniziare a valutare l’evoluzione di questa malattia con parametri diversi da quelli che abbiamo fino ad ora”. L’idea della Spagna è quella di gestire la pandemia da Covid al pari di una classica influenza, senza attivare protocolli molto restrittivi e cancellando le classiche operazioni di test preventivi ai primi sintomi. Dunque l’obiettivo sembra essere quello di monitorare l’evoluzione covid e le sue varianti come qualsiasi malattia respiratoria.

Spagna: il covid come l’influenza

“Ora, data l’enorme trasmissibilità del covid, è una sfida molto grande rispettare rigorosamente i protocolli di sorveglianza universali, sta diventando impossibile”, spiega a El Pais Amparo Larrauri, capo del gruppo di sorveglianza per l’influenza e altri virus respiratori al CNE. “Infatti, i protocolli hanno già cominciato ad allentarsi e non sono più richiesti i test dei contatti diretti dei positivi se ad esempio non presentano sintomi”, sottolinea. “Di fronte a questa nuova realtà, stiamo lavorando al passaggio dalla sorveglianza universale a una sentinella di infezione respiratoria acuta lieve nelle scuole primarie e grave negli ospedali”.

Evitare la deriva burocratica

Una prova non solo di coraggio e carattere quella della Spagna che oltre a salvaguardare il diritto alla salute, tutela anche l’economia reale della società e le libertà personali dei propri cittadini. Purtroppo in Italia la gestione della pandemia punta in maniera costante sulle restrizioni delle libertà personali che stanno causando moltissimi disagi alla popolazione. Nei vari lacci e laccetti burocratici è finito di recente anche Nicola Porro che racconta così la sua disavventura: “Se hai la sfortuna di essere il ‘contatto stretto’ di un positivo, anche se asintomatico e con tampone negativo, finisci col doverti fare 5 o 10 giorni di quarantena oppure sei costretto a girare (e lavorare, come nel mio caso) per tutto il giorno con la mascherina Ffp2. Un ‘lockdown burocratico’ di fatto che con Omicron e la sua diffusione obbliga me a condurre da casa. Ma soprattutto rischia di paralizzare il Paese”.

Carlo Toto, 11 gennaio 2022