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La telebugia della Fusani: “La salute è più importante dei diritti”

La giornalista a Stasera Italia ha difeso i divieti di manifestazione imposti dal prefetto di Trieste

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“Di fronte alla salute non c’è diritto a manifestare che tenga”. Così si è espressa la giornalista di sinistra Claudia Fusani, ospite della puntata di lunedì scorso di Stasera Italia, commentando i divieti imposti a Trieste dal sindaco e dal prefetto. Si tratta di una dichiarazione piuttosto semplice e di grande impatto presso il grande pubblico, in linea con quanto i fautori delle misure liberticide sostengono da quasi due anni, la quale sintetizza il micidiale meccanismo mentale che ha fatto accettare ai più, a volte quasi con entusiasmo, anche le misure più insensate.

In realtà il concetto di salute va bene al di là della vergognosa semplificazione che se ne sta facendo a proposito del Covid-19. A tale proposito vale la pena ricordare per l’ennesima volta che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non una semplice assenza di malattia”. Da qui si evince che restringere questo assai complesso ed esteso concetto ad una sola patologia, la quale peraltro anche senza i vaccini rappresenterebbe un rischio grave solo per una ristretta fascia della popolazione, costituisce una truffa intellettuale bella e buona, stimolando oltre ogni misura l’istinto di conservazione degli individui.

Pertanto, dopo aver usato questo assai ristretto diritto alla salute come un manganello per limitare molte delle nostre libertà costituzionali, si è creato il presupposto per isolare, stigmatizzare e poi discriminare chiunque volesse dissociarsi da tutto ciò, o intendesse semplicemente esprimere dubbi e perplessità. Quindi chi protesta contro l’obbligo surrettizio a vaccinarsi insito nel green pass, considerandolo un ignobile ricatto indegno di un Paese evoluto, viene considerato un untore, un pericoloso soggetto da tenere segregato in casa o peggio.

E il fatto che sulla linea delle leggi speciali, giustificata per l’appunto da una strumentale tutela della salute, vi sia una tendenza talebana all’unanimismo non fa ben sperare in un prossimo ritorno alla normalità. Semmai, ma spero francamente di sbagliare, si ha la sensazione che una volta strutturatosi uno stato d’emergenza senza precedenti in quanto a durata e a restrizioni, in un sistema in cui notoriamente non c’è più nulla di definitivo del provvisorio, il presunto diritto alla salute, piuttosto che qualche altro diritto interpretato in via esclusiva, possa continuare per molto tempo a limitare la nostra già complicata esistenza.

Claudio Romiti, 4 novembre 2021