La domanda che molti si pongono è: riuscirà Donald Trump lì dove Joe Biden non si è nemmeno avvicinato al risultato? O meglio: il Tycoon sarà in grado di far cessare, in un modo o nell’altro, il conflitto in Ucraina così come quello in Medio Oriente? È ovviamente troppo presto per dirlo, avendo al momento solo vinto le elezioni contro Kamala Harris senza aver in realtà iniziato il processo di transizione che si concluderà a gennaio. Tuttavia The Donald alla Casa Bianca c’è già stato per quattro anni. Ha intessuto relazioni con diversi leader mondiali. E non è il tipo da attendere le formalità di rito, se si apre uno spiraglio prima. Ecco allora che prima sente al telefono Volodymyr Zelensky, insieme al magnate Elon Musk, e poi chiama Vladimir Putin in un primo storico contatto dopo anni di silenzio (ufficialmente) sull’asse Mosca-Washington.
Che sia un cambio di passo è evidente, al di là del contenuto della conversazione rivelata dal Washington Post. Nella telefonata, effettuata dalla residenza di Mar-a-Lago in Florida giovedì scorso, Trump ha manifestato l’intenzione di collaborare con Putin per giungere a una soluzione celere del conflitto ucraino, sottolineando l’importanza di prevenire ulteriori escalation. Ma ha anche ammonito il Presidente russo a non avviare un’offensiva massiccia contro Kiev nei mesi precedenti al suo insediamento alla Casa Bianca, ricordando a Mosca il forte dispiegamento di militari che gli Stati Uniti possono vantare in Europa. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, pur non rivelando alcunché del colloquio telefonico, ha registrato tuttavia i “segnali positivi” che arrivano dalla nuova Amministrazione Usa verso la Russia. L’accoglienza iniziale di Mosca all’esito delle elezioni statunitensi si è dimostrata tiepida, tuttavia, le successive felicitazioni di Putin a Trump hanno rappresentato una svolta e aperto le porte a potenziali collaborazioni. “Durante la campagna ha detto che vede tutto attraverso la lente degli accordi – ha detto Peskov riferendosi a Trump – Almeno parla di pace, invece di scontro e del desiderio di infliggere alla Russia una sconfitta strategica”.
Bisogna tenere a mente che è dal vertice di Ginevra di quasi tre anni fa che Biden e Putin non si parlavano. Un colloquio che non era riuscito a scongiurare l’invasione russa in Ucraina, iniziata nel febbraio del 2022. Da lì è nata una valanga che ha distrutto tutte le relazioni politiche non solo tra Usa e Russia, mai state eccessivamente cordiali, ma anche con l’intera Europa. Gli americani si sono limitati a tenere aperto il canale bellico, giusto per evitare pericolose collisioni e incidenti militari. Niente di più. Fu proprio Biden, tra le altre cose, a ipotizzare addirittura un cambio di regime a Mosca. Una ipotesi che si è rivelata un miraggio, nonostante il ‘tentato golpe’ di Prigozhin e del Gruppo Wagner: Putin, più o meno potente di prima, è ancora alla guida della Russia e Trump sembra averne preso atto, riaprendo un canale di dialogo politico con l’uomo contro cui la corte dell’Aja ha spiccato un mandato di arresto.
Anche da parte dell’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky sembra non aver posto resistenze al dialogo iniziato tra i presidenti Trump e Putin. Dopo la telefonata con il neo-presidente ed Elon Musk, il presidente ucraino avrebbe fatto sapere ai suoi di non essere uscito da quel colloquio “con un senso di disperazione”. Nei prossimi mesi, comunque, il Pentagono continuerà a inviare forniture militari per circa 10 miliardi di dollari e forse al telefono Trump ha assicurato a Zelensky che non si opporrà al desiderio di Biden di sostenere Kiev “fino alla fine del mandato”. Durante la sua campagna elettorale, Trump aveva esposto il proprio obiettivo di terminare il conflitto in Ucraina “in 24 ore”, rendendo il dialogo con il leader russo un passo previsto verso tale fine. Trump ha scelto di comunicare direttamente con Putin, evitando intermediari, in una strategia volta a scongiurare che l’escalation del conflitto in Ucraina possa interferire con l’avvio della sua presidenza. Il piano di pace sarebbe già pronto, almeno nei suoi punti generali: in cambio del cessate il fuoco, l’Ucraina dovrebbe rinunciare al Donbass e alla Crimea che resterebbero sotto il controllo russo pur senza un riconoscimento formale; Kiev dovrebbe abbandonare per 20 anni l’idea di poter aderire alla Nato; e verrebbe creata una zona demilitarizzata al confine, presidiata da una forza di interposizione fornita (e pagata) dagli europei. In cambio, Zelensky otterrebbe forniture militari sufficienti ad impedire future velleità di conquista da parte di Mosca.
Franco Lodige, 11 novembre 20224
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