La tendina l’ha capito: “Lascio Milano, faccio la pendolare”

Rispunta fuori Ilaria Lamera, la leader della protesta degli universitari contro il caro affitti

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ilaria lamera milano

E no che non ci molla non ci molla. A volte anzi sempre ritornano. Con la primavera rifioriscono. Arieccola di nuovo tra noi la tendinista Ilaria Lamera da Alzano Lombardo, in posa da influencer solidale, a se stessa, per il Corriere che rispolvera la storia dopo un anno vissuto lamentosamente. Riassunto delle puntate precedenti. Una ragazzina dell’hinterland, venti minuti di treno da Milano, era di maggio, o forse di aprile, comunque pioveva, come pioveva, governo ladro, esattamente come quest’anno che c’è stato “aprigiugno” e intanto Madonna come viene giù, si metteva in testa un’idea meravigliosa: accamparsi sul pratino del Politecnico, dove ufficialmente studiava, con una tenda per scuotere il mondo: gli affitti a Milano sono troppo alti, io voglio (sic!) la casa e la voglio qui, davanti all’università, però la voglio come dico io, però con l’affitto che dico io (cioè aggratis), però compagni dall’hinterland e da Città Studi, prendete la tenda impugnate il picchetto, scendete sul prato, accampate tutto, okkupate il giardino, affossate Milano.

E subito la “protesta” diventava virale, con decine di tende e di fannulloni che anche loro cercavano la gloria socialisteggiante delle locazioni e, soprattutto, un posto al sole televisivo, e già la promotrice doveva diffidare dalle imitazioni: in un battibaleno, spuntavano campeggi ovunque, dal Politecnico meneghino a Bologna la dotta, dalla Sapienza romana all’università napoletana futura avanguardia delle amazzoni pro Hamas. E Ilaria frignava, e saliva l’inchino. Ma lei voleva altro e quel plus vacca boia, non arrivava: “Sono delusa dalla politica, mi aspettavo di più”. Eh, certo. Hanno imbarcato nullità col manganello e senza, parassiti, miracolati giudiziari, trafficoni di uomini, volevano risucchiare pure Chiara Ferragni, Geolier e Ghali, adesso si parla pure di Gennarone o rapper dell’Inps, per evidenti meriti culturali. E Ilaria rosica rognica rivendica. Poi si sarebbe scoperto che quanto rivendicava, in realtà ce l’aveva già: accampata sì, ma in un appartamento non distante dalla facoltà.

Ci fu pure un mammozzo marchigiano che, in scia, rosicchiò un minutino di notorietà: “Ah, io, alloggiato a Porta Venezia, devo pagare 700 euro al mese per 18 metriquadri”. Taaac! Eh, cari, essere fringuelli e per di più viziati non vi dà diritti supplementari, la vita non è comunisticamente equalizzata, la vita è come è, la vita è quel che succede e succede che voi non avevate idea, tra le altre cose, di una cosa chiamata mercato immobiliare: ingiusto? Cattivone? Liberista? Come vi pare, ma pretendere di bivaccare a 27 anni a Porta Venezia pagando quello che si vuole (cioè zero) non esiste sotto nessun cielo, nemmeno quello di Mosca o di Pechino o di l’Avana. Dalle nostre parti si chiamano fregnoni, e comunque Ila aveva ragione lei, a suo modo: con tutte le carte in regola, perché non l’hanno candidata?

Passa un anno, e Ilaria umiliata, offesa e sparita, rifiorisce come la primavera. Anche lei nel frattempo è ritornata al paterno ostello, ha scoperto la relativa comodità dei viaggi in trenino, che fino a un anno prima sprezzava manco fosse stata Caterina de’ Medici: «Sono prossima alla laurea e ho deciso per i mesi che verranno di tornare a casa, ad Alzano Lombardo. Non voglio pesare troppo sui miei genitori». Alla buon’ora! ‘Ndemm, Pissul, che a 24 anni suonati quasi 25 l’è ura de dasse na mossa. Senza farsi mancare, naturalmente la zampatina del populismo socialista, si sa mai: «Se i servizi funzionassero tantissimi fuori sede come me della Lombardia farebbero tranquillamente i pendolari».

Difatti lo fanno. Difatti Trenord gira e parlemm minga di fuori sede, che sta a 20 minuti. Fuori sede son quelli dalla Calabria. Dev’essere un po’ spenta, la compagna Ilaria, forse è distratta dalla tesi, altrimenti avrebbe precisato meglio i contorni del suo eterno ritorno socialista: i trasporti non debbono solo funzionare, debbono essere aggratis, come gli affitti, inquantoché “sono pubblici e dunque di tutti”. El vol dir nagott, ‘na mazza, ma i compagni ragionano così e dunque perché farsi negare una cazzata completa? Cicia, lei, che con un anno di ritardo ha scoperto che era meglio pendolarizzare al posto di far fuffa da camping. Cicia, che le hanno pure fregato la tendina, sarà stato un esproprio proletario, sai come sono i compagni, canadese o Chanel n. 5, pur che si intaschi a nome del “poppolo”. Quel frisson di fottere il sistema, già, già. Ma Ila non faceva tanto per fare e, nell’intervista intellettuale al Corriere, se lo lascia scappare: “Ne è valsa la pena”, per dire comunque mi son fatta conoscere, son qui, rifiorisco, chissà che non arrivi una candidatura anche per me. E già il cuore si scioglie.

Seppure, va detto, con giovanil sussiego da accampata, “Palazzo Marino non ci ha più contattati”. Credeva, la ciccina! Ma Sala ha altri interlocutori per le mani, roba grossa, palazzinari, industriali del green, vestali del gender, che se ne fa di una ragazzetta da Alzano Lombardo con sacco a pelo? Ilaria anno zero. O un anno dopo? «C’è più attenzione da parte dei media e delle istituzioni, ma nei fatti il problema sussiste ancora. I prezzi degli affitti qui a Milano restano alti». Maddai? Maddavero, mi dici! Tra le possibili soluzioni, chiosa il Corriere, che Lamera, a nome del movimento «Tende in piazza», indica c’è la riconversione degli edifici del Comune in studentati. Lamera, solo per cognome, come per gli intellettuali ormai consolidati.

Che tenerezza… Dio… che tenerezza… Il movimento tende in piazza non c’è più ma Lamera non esclude di riesumarlo: i prezzi degli affitti restano alti, Lamera c’è e lotta insieme a noi, hasta la tendina siempre, casomai sortisse una rivoluzione locataria, me lo faccia sapere, che anch’io è 40 anni che prego per tornare a Milano ma il compagno Gesù è un perfido comunista liberista e non mi ascolta, non mi ascolta…

Max Del Papa, 3 maggio 2024

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