Toh, sta a vedere che è colpa di Valditara e del governo Meloni se in classe ci sono i tiratori scelti. La storia dei ragazzi di Rovigo, impallinatori di docenti, che il consiglio di classe ha premiato con un bel 9 in condotta, sta diventando un caso assurdo quanto eclatante. Ogni giorno si gonfia sempre più come un panettone e chi all’estero legge i giornali italiani penserà che siamo una canea di imbecilli.
Nel giro di due giorni in Italia abbiamo avuto il ricorso presentato dai genitori del figlio bocciato, che aveva accoltellato la prof ad Abbiategrasso e poi la storia dei pallini e di quel 5 in condotta diventato 9. Ieri è intervenuto nuovamente il ministro Giuseppe Valditara annunciando un “ripensamento sul voto”. La vicenda infatti rischia di generare un corto circuito. I ragazzini, compagni di merende, coinvolti sono tre. Uno ha portato la pistola in classe. Uno l’ha usata contro la prof, Maria Cristina Finatti. E uno ha ripreso la scena per postarla su TikTok. Era ottobre scorso.
Dei tre, solo quello che aveva portato materialmente l’arma a scuola non è stato ammesso alla classe successiva. Al tiratore scelto, invece, hanno dato un bel 9 in comportamento. Yeah! Come a dire, scusate la provocazione, che se avesse centrato il bersaglio, gli avrebbero dato 10. Per poco un pallino non cecava la professoressa che in questi giorni si è detta amareggiata. La pena ha una funzione rieducativa e non vendicativa certo, ma ci si chiede quale sia la rieducazione del cowboy se a fine anno viene premiato con un bel 9 in comportamento. Cosa avrebbe dovuto fare per avere un 8? Sparare con una pistola vera? Prendere la prof a calci nel sedere?
Soprattutto alla luce dei nuovi sviluppi. Come ha riportato il Gazzettino, nell’istituto ci sono stati altri studenti che hanno beccato un bell’8 in condotta e per condotte meno gravi di quella finita nei giornali e media nazionali. La professoressa ha detto che questo è uno schiaffo morale. E Valditara si è detto “sorpreso per il messaggio diseducativo che ne può derivare”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha chiesto scusa all’insegnante. “Se la scuola ha lo scopo di educare penso si sia persa un’occasione”.
Anche perché a questo punto davvero non si capisce più cosa sia lecito e cosa no. Una volta ancora non si usava accoltellare i docenti e sparare pallini in faccia ai professori. Un ragazzino, sempre in una scuola in Veneto, stavolta nel veneziano, è stato rimandato a settembre perché a maggio scorso è stato colpito da un morbo che lo ha reso semicieco. Dallo scorso 2 maggio non ci vede quasi più. Per ovvi motivi non è più andato a scuola – che tanto ormai era finita – e tac, è arrivata la batosta.
Qualche giorno fa Massimo Gramellini sul suo Caffè con cui ci delizia al mattino si è detto indignato perché così facendo passa un messaggio sbagliato. Ossia che basti “chiedere scusa e scontare una minima pena afflittiva”. Tutto giusto. Poi però ha continuato: “Starei quasi per stupirmi, se non fosse che è lo stesso messaggio che da anni trasmette la classe politica, compresa quella parte che ieri si è indignata per il 9 in condotta”. Toh. Sta a vedere che ora se le aule diventano poligoni di tiro è colpa del governo Meloni. Ma bisogna ricordare a Gramellini che durante il rave party fu proprio una certa ala politica a mostrarsi indignata perché il governo aveva fatto sgomberare il campo.
Di che stiamo parlando? A giudicare dai fatti è sempre una certa parte che se ne strafotte delle regole. In questa giungla di sentenze e verdetti, non esiste scuola, non esistono docenti, non esistono famiglie, nemmeno istituzioni. Abbiamo fallito tutti.
Serenella Bettin, 28 giugno 2023