Salute

La terza dose fa male ai giovani? Una risposta all’Iss - Seconda parte

L’istituto ha risposto dettagliatamente ad alcune nostre analisi pubblicate sul nostro sito. Ecco la replica

4. L’ISS analizza il tema delle forme severe di malattia nelle varie classi vaccinali, indicando la tabella 7 (tabella 6 degli ultimi report) come tabella di riferimento per la stima dell’efficacia vaccinale sempre rapportata al Non Vaccinato.

Come già detto prima, il focus del nostro articolo non era Non Vaccinati vs. Vaccinati + booster, ma Vaccinati con 2 dosi da più di 120 giorni vs. Vaccinati + booster. Questo, di fatto, taglia fuori tutte le considerazioni che emergono dalla tabella 7 (tabella 6 degli ultimi report), dove le efficacie sono misurate rispetto ai Non Vaccinati.

5.L’ISS, criticando la nostra valutazione delle incidenze relative al rapporto “case-hospitalisation” e “case-fatality” (di fatto i nostri grafici “Uno ogni X contagiati…”), chiama in causa l’effetto di “confondimento” derivante dal forte contributo offerto dai fragili nella popolazione Under60, e fornisce una tabella che mostra, in proporzione al totale della popolazione italiana, il valore percentuale di booster fatti rispetto alla popolazione.

Facendo riferimento alla data del 22 novembre (noi utilizzeremo quella del 20 per approssimazione) come data prima della quale è corretto immaginare una quota di fragili pari al 100%, e dopo la quale si immagina che tutti i nuovi booster siano assegnabili alla quota parte non fragile (almeno per le popolazioni Under60 che ci interessano), emerge come, a partire dai punti di osservazione del 1° gennaio in poi, per queste popolazioni, la quota fragili sia sempre più marginale.

L’effetto “confondimento” sottolineato dall’ ISS per invalidare la nostra analisi non risulta però dai grafici allegati sotto: infatti per gli under 60 non si vede un effetto di miglioramento con il diminuire della quota fragili nel tempo.

Il rapporto per il calcolo delle incidenze è fra i numeri di ospedalizzazioni o decessi, rispetto ai contagi per i varie fasce vaccinali e non alla popolazione italiana, come fa l’ISS quando espone i dati aggregati (vedi le famose slide con gli “omini rossi”). Per chi volesse approfondire, in questo articolo spieghiamo bene tale fatto: “L’omino rosso di Speranza? Quei dati erano gonfiati

Con le nostre analisi rispondiamo alla domanda: “Bene, sono vaccinato con 3 dosi e sono risultato positivo alla Covid…. Ora, rischio di più o di meno di chi la 3a dose non l’ha fatta?”. Ebbene, il fatto che il contagiato che ha fatto 3 dosi rischi di più di chi la 3a dose non l’ha ancora fatta (ma che dovrebbe fare secondo le raccomandazioni dell’ISS, essendo passati più di 120 gg dalla 2a dose) emerge evidente per le fasce Under 60, come si evince dai grafici Ospedalizzazioni/Contagi per le fasce 12-39 e 40-59, con la curva rossa dei booster sempre nettamente più bassa della gialla dei vaccinati con 2 dosi da più di 120 giorni.

Si aggiunge, inoltre, una considerazione nuova che è emersa da 4/5 settimane (cioè da dopo aver pubblicato il nostro articolo): i rischi di ospedalizzazione di un contagiato con 2 dosi da >120 gg sono inferiori anche di chi ha fatto la 2a dosi da poco.